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La missione chiama: La nostra città del futuro

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Siamo chiamati a vivere insieme nello spirito del dono. Questo significa essere famiglia. Il beato Conforti fonda con chiarezza le linee della spiritualità e del carisma missionario sulla fraternità che fiorisce all'ombra della croce di Cristo. È la strada dei santi: cercare di creare - con discrezione e prudenza ma con decisione - lo spirito di famiglia. In pratica è come se Gesù dicesse: "Amatevi a vicenda... perché tutti siano famiglia". La famiglia è sì una cellula della società, ma è anche una chiamata per l'umanità.

Mi hanno raccontato di alcune comunità di base in Brasile. Per loro, Dio non è un Signore solitario che comanda, ma Colui che ama e crea comunione. Questa fede le incoraggia a superare l'egoismo, favorendo l'aiuto reciproco e la solidarietà tra tutti.

Qualcosa di simile ho vissuto nella nostra casa madre partecipando alla Messa comunitaria con la santa unzione dei malati. Al lato dell'altare c'era il vaso del profumo di nardo, segno del dono e dell'amore reciproco.

"Ci aiutiamo reciprocamente - qualcuno ha detto - nel limite della vecchiaia e della malattia. Questa è vera fraternità".

Trinità-Comunione sono nomi di Dio, perché Egli è relazione d'amore delle Tre Persone: Padre, Figlio, Spirito Santo. Alla luce della Trinità si apre una nuova strada. Con il battesimo noi veniamo immersi in Dio: "Io ti battezzo, io ti immergo nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo". In questo rapporto trinitario io non sono una strada a senso unico. Lo spazio si allarga e trovo il Figlio dovunque: poiché ogni uomo e donna porta il suo volto (cf Mt 25,10).

"Lo Spirito mi trascina fuori - scrive il teologo Hemmerle - e così questo spazio interno, il più intimo, diviene sconfinato spazio del mondo". È la grande novità cristiana per il nostro tempo. Richiede conversione di mentalità; ma è anche apertura verso una vita più completa, una proposta viva e forte che tocca l'interno delle nostre persone (coscienza e cultura), destinata ad attraversare la famiglia, le comunità, le parrocchie; fino a coinvolgere la vita dell'umanità, come famiglia allargata di tutti i popoli.

In questa visione possiamo trovare risposte a tanti problemi che il mondo sta vivendo nel sistema economico, nel rapporto fra gli Stati, all'interno delle nostre città, dove si scoprono sempre nuove povertà legate alla mancanza di buone relazioni.

Racconta il libro degli Atti: "Coloro che erano arrivati alla fede erano un cuore solo e un'anima sola". Cosa vuol dire? Si riconoscevano appartenenti l'uno all'altro e se ne assumevano la responsabilità. Il tu e l'io erano stati superati nel "noi". Questa "comunione" non è solo fine a se stessa, ma è "missione": affinché il mondo creda.

La testimonianza decisiva della chiesa è l'amore. Quanto mi vergogno a dire questo! Ma anche nella nostra povertà, abbiamo bisogno che questa "missione" sia vissuta. Gesù ha svelato il volto intimo del Padre: Dio è amore e ha mandato suo Figlio perché gli uomini sentissero Dio vicino. Gesù fa entrare nello stesso amore del Padre anche i suoi che erano stati con lui. Anch'essi vengono mandati dall'amore del Padre.

Ora l'amore del Padre, reso visibile in Cristo e diffuso dallo Spirito, è messo nelle nostre mani. E il nostro modo di vivere può rivelarlo. Segno di comunione è la famiglia che apre il proprio nido ai figli di altri; è la parrocchia che accoglie e diventa luogo di incontro senza distinzioni; è la missione che nella pazienza del quotidiano vive le tribolazioni e le speranze della gente. È qui che nasce la nuova solidarietà della città del futuro.



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