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Le veglie cittadine in occasione della giornata missionaria mondiale, sono un appuntamento della fedeltà per tanta gente, per i gruppi missionari parrocchiali, per i sacerdoti fidei donum, le religiose e i missionari, per i laici e i volontari. La fedeltà all’appuntamento ha dato forma e gioia alla veglia missionaria.

Si comincia con l’ascolto della Parola di Dio. Poi si alza lo sguardo sui simboli della missione; si canta e si prega insieme.

Durante le veglie missionarie si irrobustisce la fede mediante la consegna del Crocifisso a chi parte e va in missione. Il Crocifisso ci dice: “Così si ama!”.

Un’iniziativa comune

La veglia missionaria cittadina del 2014 è stata celebrata nella parrocchia di San Bartolomeo. Rappresentanti di congregazioni religiose, laici e preti provenienti dai vicariati di Como, Lipomo, Rebbio, si sono trovati di fronte a due sorprese che riempiono il cuore di gioia evangelica. Lasciano intendere che il cammino missionario della diocesi di Como sta iniziando una nuova tappa. 

La prima sorpresa è stata l’iniziativa della Caritas diocesana, del centro missionario, di Migrantes, della pastorale giovanile e sociale di unirsi nella celebrazione della veglia missionaria cittadina. Per unirsi insieme, non si è imposta alcuna condizione se non la​professione comune della fede e il fatto che la missione è la stessa, anche se vissuta con vocazioni differenti.

In piazza, tra la gente

La seconda sorpresa è l’arrivo della “Croce di Lampedusa”, accolta in piazza, tra le case della gente. Poi, durante la veglia missionaria, è stata collocata nella corsia centrale della chiesa, popolata di fogli bianchi, a documentare tutti i naufragi dei profughi in mare.

A me vien da pensare che Gesù, Figlio di Dio, abbia preso bene la sostituzione del Crocifisso tradizionale, consegnato ai missionari che partono, con la Croce di Lampedusa, simbolo delle fughe verso la libertà e la dignità, di cui migliaia di persone sono private a causa della guerra, della fame e della povertà.

Una Croce alta quasi tre metri e larga un metro e mezzo, costruita da un artigiano di Lampedusa con relitti di barconi che trasportavano migranti.

Papa Francesco l’aveva benedetta, a primavera, in piazza San Pietro e aveva detto: “Portatela ovunque!”.

Alla fine, p. Paolo Gallo, il signor Beppe Nessi di Albate e p. Filippo Rondi hanno ricevuto l’incarico di riportare la “Croce di Lampedusa” a Milano, dove altre comunità la attendevano in preghiera.



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