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Il giubileo di Fratel Gino Masseroni

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50 anni di Professione Religiosa

Dal mattino alla sera un sorriso spontaneo e discreto per la casa di Macomer, è Gino. Non è né vecchio, né anziano. Si è ritagliato per sé il brio, l'energia e la forza dei quarantenni, e proprio con lui ci si trova perfettamente a proprio agio. Vuole mantenere e non sciupare la sua seconda giovinezza, la giovinezza dello spirito. In questi giorni "il Gino di Macomer" ha celebrato il cinquantesimo anniversario di professione religiosa nella Famiglia saveriana. Le gioie spirituali se le ha volute tenere segrete, tutte per sé. L'ho visto inginocchiato in preghiera davanti al Tabernacolo, non c'era motivo per dubitarne: aveva un "grazie profondo e sincero" da esternare a Dio e alla Madonna. In una preghiera comunitaria ha sussurrato poi: "Grazie ai confratelli che mi hanno fatto scoprire le meraviglie della vocazione missionaria".

Fratel Gino, colpito dal film su p. Damiano, l'apostolo dei lebbrosi, a diciannove anni inizia l'avventura missionaria. Lascia la mamma, già vedova e il fratello più giovane, il lavoro nella casa Dolciaria Sperlari e parte per Parma. A ventisei anni è già al lavoro in Brasile. All'amico che gli aveva detto: "Ma dove vai, matto!", aveva risposto sorridendo: "Vado solo nel Mato Grosso".

Nel Brasile Gino dimentica i sapori della Sperlari e il garulo cinguettio delle sue operaie. Racconta: "Sento bussare alla porta, vado ad aprire e trovo davanti a me una donna con un bambino moribondo tra le braccia, mi dice: "Irmao Gino, o meu menino precisa de urna Bènçao de Deus!". Io le rispondo che il suo bambino ha bisogno di medicine, perché è disidratato per una forte diarrea. La mammina invece insiste che il suo bambino ha urgente bisogno della Benedizione di Dio: "Solo Dio me lo può salvare! Io ho fatto tre ore di strada a piedi e non ho trovato nessuno che mi abbia aiutato, ripeto, solo Dio lo può salvare".

Invocammo la Benedizione di Dio, poi andammo in farmacia per le medicine. Il bambino si salvò, ma io penso che se quella mamma non avesse avuto fede in Dio, si sarebbe seduta ai margini della strada aspettando che la sua creaturina morisse. Invece con quella certezza: solo Dio me lo può salvare, giunse fino alla missione e trovò il modo per soccorrere il suo bambino.

Un'altra volta mi trovavo in un villaggio dell'interno. Dopo la Messa il catechista m'invitò à visitare una vecchietta che viveva sola in una capanna fatta di frasche lungo il grande fiume. La nonnina era arzilla e simpatica, nel vederci sembrò che scoppiasse di gioia. Ci fece accomodare su un tronco d'albero che troneggiava, come una poltrona, nel centro della capanna e incominciammo a parlare.

Era analfabeta, ma molto intelligente. Mentre lei si accendeva la pipa e si discuteva del più e del meno, tre gallinelle entrarono nella capanna e si misero a ruspare sul pavimento di terra battuta. "Eccole qua" disse. Poi si alzò in piedi e indicandole continuò: "Adesso vi prego di prendere due di queste tre mie pollastrelle". Vedendo la povertà assoluta in cui si trovava, tentammo di rifiutare l'offerta.

Ma lei, fissandoci in volto e con coraggio, ci disse: "No, no, dovete prenderle; non voglio un giorno sentirmi dire da   Dio: "Avevo fame e non mi hai dato da mangiare, avevo sete e non mi hai dato da bere, ero ammalato". Gino racconta e ride: "Il Regno di Dio si costruisce mettendo insieme tanti piccoli gesti di bontà!".

Gino è approdato a Macomer con lo spirito del "Mato Grosso". Dieci telefonate su dodici che arrivano in casa sono per Gino. I Benefattori Saveriani che vengono a visitarci cercano prima di tutti Gino. Il Gruppo del Rosario Missionario mantiene alto lo spirito perché guidato da fratel Gino. È l'economo della Casa, ma anche il procuratore dei tanti missionari sparsi nel mondo: provvede ai bisogni della Casa, ma pensa pure ai confratelli lontani.

Auguri Fr.Gino! Il Signore è fedele. Tu stesso hai scritto: "Grazie, Signore, per i doni della Tua Provvidenza"



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