La chiamata di Dio: Ora sono un vero ambasciatore
La mia vita è iniziata con una preghiera e un sogno. La preghiera la imparai da un sacerdote, quand’ero bambino: “Chiamami, Signore, e fa’ che io possa risponderti”. Il sogno era quello di diventare ambasciatore, attratto dalle missioni diplomatiche di pace.
A dare slancio e contorno al sogno ha contribuito anzitutto la mia famiglia, che mi ha nutrito nella fede.
Le tracce di Dio nei volti dei popoli
Fin dagli anni della scuola, avevo una passione per gli stranieri, per le loro storie, lingue e culture. Per apprenderle meglio ho trascorso qualche tempo presso famiglie straniere che mi hanno accolto come un figlio. Il viaggio più lontano è stato in Giappone, il paese del sole che sorge. Lo straniero assumeva così volti sempre nuovi, orizzonti sempre più vasti, ricchi di tracce di Dio.
Da Dio mi lasciavo avvicinare ed amare tenendolo però a debita distanza.
Temevo cosa avrebbe comportato mettermi in ascolto di ciò che lui aveva sognato per me. Volevo essere il protagonista del viaggio, orientato alla meta che avevo sognato per la mia vita. Ma dopo l’università, proseguendo negli studi per diventare ambasciatore, il mio sguardo si è incrociato con quello di Gesù che mi diceva: “Se davvero conoscessi il dono di Dio!”.
In modo quasi casuale, incontrai a Cremona i missionari saveriani. Da allora è cominciato un lungo cammino attraverso il quale ho ripreso la preghiera che per tanti anni era rimasta in sospeso. Mi sentivo in bilico fra il mio sogno e il sogno di Dio. Percepivo Gesù fissare lo sguardo su di me e io finalmente non fuggivo, mi lasciavo guardare, comprendere, scrutare. Sentivo diretta a me la domanda che Gesù aveva fatto a Pietro: “Daniele, mi ami tu?”.
E più contemplavo Gesù Crocifisso, più sperimentavo fino a che punto egli è capace di amarmi. Quasi senza accorgermi, mi sono ritrovato a chiamare Dio Abba - Papà, come quando un bambino poggia i primi passi a terra e impara a camminare. Camminavo e sentivo che la mia vita partiva.
Con Lui sono sempre in cammino
Il sogno che io avevo nel cuore era nulla, confrontato a quello che Lui aveva sognato per me. In fondo il Signore ci invita ad andare e restare là dove Lui si trova. Per questo ho deciso di restare. Resto perché ho una voglia incontenibile di andare. Resto con Lui perché non posso stare fermo. Restando con Lui sarò sempre in cammino, notte e giorno, calato nel mondo ma dentro il cuore di Dio. Sarei inesorabilmente fermo e rigido, come una statua di sale, se lui non mi avesse adottato come figlio e messaggero, come viandante e straniero per tutta la vita.
Ora sono missionario saveriano. Vivo la mia consacrazione religiosa non come un punto di arrivo, ma come l’inizio di una vita nuova. Seguendo il Signore per le strade del mondo, sarò “ambasciatore di Cristo” nei luoghi e per le vie in cui vorrà inviarmi. Per annunciare a tutti: che non è la stessa cosa vivere in un mondo con Cristo o in un mondo senza di lui. Davvero, cosa sarà della nostra vita, se non la viviamo nella fede in Cristo che “ci ha amato e ha dato se stesso per noi”?
E cosa sarà della sua vita in noi, se non la guardiamo con lo stesso sguardo di Cristo?