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Cop26: è stato un… I risultati. Il documento finale mantiene l’obiettivo di tenere il riscaldamento globale sotto l’1,5 gradi dai livelli pre-industriali (accordo di Parigi diceva 2 gradi); i tagli alle emissioni saranno del 45% entro il 2030, per arrivare a zero emissioni intorno a metà secolo. Nodi irrisolti. Il fondo da 100 miliardi di dollari all’anno ai Paesi meno sviluppati per la decarbonizzazione non è più previsto, così come il fondo per i danni climatici che gli stessi Paesi chiedevano a gran voce. Le sorprese. Cina e Stati Uniti trovano un accordo di collaborazione sulla crisi climatica dalle rinnovabili all’economia circolare (ma senza vincoli e scadenze). L’India fa inserire prima dell’approvazione una parola magica e l’uscita dal carbone diventa riduzione (centrali e sussidi alle fonti fossili). Le reazioni. Positiva quella del mediatore statunitense Kerry, per il presidente della Cop26 Alok Sharma (nonostante le lacrime per approvazione finale) è un risultato storico, pur aggiungendo che Cina e India dovranno dare spiegazioni. Per la Von der Leyen è un passo nella giusta direzione, ma c’è da fare. Per il segretario generale dell’Onu Guterres è il frutto di un compromesso non sempre positivo. Per il Wwf è solo un passo; per Greenpeace è un accordo debole, ma almeno è stato dato un segnale e l’era del carbone è agli sgoccioli; per Legambiente è un accordo inadeguato davanti all’emergenza climatica, soprattutto per le comunità più vulnerabili ed esposte ai cambiamenti climatici; per Greta Thunberg è stato il solito bla bla bla e anche Europa Verde definisce Cop26 la fiera dell’ipocrisia con la vittoria delle lobby fossili.

Cop26 e saveriani. P. Jim Clarke e p. John Convery, saveriani del Regno Unito, hanno partecipato alla marcia di sabato 6 novembre a Glasgow, durante la quale 150mila persone di vari gruppi, organizzazioni e Paesi hanno chiesto azioni urgenti per far fronte al bisogno pressante di fermare il cambiamento climatico, proponendo proposte diverse. P. John ha partecipato anche alla Youth Vigil (vigilia dei giovani), organizzata da Giustizia e Pace della Scozia. “È stato bello vedere gente di provenienza diversa camminare insieme per un bene comune”.

p.6 Tunisia Najla BoudenZoom Africa. In Tunisia, il presidente Kaïs Saïed ha incaricato una docente universitaria di formare il nuovo governo. Najla Bouden, 63 anni, laureata in geologia, è fuori dagli schieramenti politici e nel nuovo esecutivo, che dovrebbe attuare importanti riforme, sarà almeno formalmente alla testa del governo. Saïed, infatti, con un decreto del 22 settembre, si era assunto anche il potere esecutivo.
In Etiopia, a un anno dall’inizio del conflitto in Tigray, sembra al tramonto il sogno del premier Abiy Ahmed. Dodici mesi di guerra civile non hanno piegato i ribelli tigrini che, al contrario, conquistano terreno. Il conflitto in un solo anno ha fatto migliaia di morti, ha provocato l’esodo di 60mila persone in Sudan, il rischio di morte per fame di mezzo milione di persone e più di due milioni di sfollati interni. È lontano il 2018 quando Ahmed e il presidente eritreo Afeworki ricevevano il Nobel per la pace.
In Sudan, il golpe del 25 ottobre, per mano dei militari, sembra un modo per mantenere la situazione attuale.  La propaganda secondo cui i militari avrebbero rovesciato le istituzioni per garantire il percorso della transizione verso elezioni democratiche nel 2023 non inganna i sudanesi, decisi a lottare per proteggere le conquiste fatte negli ultimi due anni. E il Sudan torna ad essere isolato sulla scena internazionale.

p.6 MSB107295HighAfghanistan: dov’eravamo? Per Medici senza frontiere (MSF), il sistema sanitario afgano è a rischio collasso, mentre i bisogni restano enormi. Gran parte degli aiuti internazionali sono stati sospesi, compresi i finanziamenti della Banca Mondiale per i programmi medici di base dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nella provincia di Herat. Intanto, è stato siglato un Protocollo d’intesa tra governo italiano e diverse organizzazioni per permettere l’ingresso legale e in sicurezza di 1200 cittadini afghani in evidente bisogno di protezione internazionale nell’arco di due anni. Le persone saranno accolte in diverse diocesi dove, con il supporto delle Caritas locali, saranno sostenute in un percorso di integrazione e inclusione. Anche alcune congregazioni religiose si stanno prodigando per accogliere profughi afghani. Per mons. Russo, Segretario Generale della CEI, “i corridoi umanitari rappresentano una via sicura per coloro che sono costretti a fuggire dalla propria terra e dimostrano che la cooperazione tra soggetti diversi è possibile; auspichiamo che quello dei corridoi umanitari diventi uno strumento strutturale di gestione delle politiche migratorie”.

Le iniziative

Festival… online

p.6 Festival della missione sito 1Dopo la prima edizione a Brescia nel 2017, sarà Milano ad ospitare la seconda edizione del Festival della missione (dal 29 settembre al 2 ottobre 2022). Il tema è “Vivere per-dono”. Il Direttore Generale del Festival della Missione 2022 è Agostino Rigon, responsabile dell’Ufficio Missionario di Vicenza. Tra i membri della commissione scientifica c’è p. Mario Menin (direttore di Missione Oggi), tra i componenti della commissione dei giovani, c’è p. Carlos Eduardo Reynoso Tostado. Webmaster del sito festivaldellamissione.it, già attivo, è p. Gabriel Arroyo.
È online anche www.semedivento.it, sito dedicato per sostenere le comunità nell’accompagnamento degli adolescenti, a cura della CEI: approfondimenti, materiale per incontri, schede operative, anche per la famiglia e in particolare per gli educatori.

Le voci della missione

Tra nuove nomine e prime volte

p.6 Ressa MariaIl Premio Nobel per la pace alla giornalista Maria Ressa (insiemep.6 Dmitry Muratov al reporter russo Dmitry Muratov) è segno di speranza per il futuro. “Questo è il primo premio Nobel che sia mai stato assegnato a un cittadino filippino - dicono i vescovi - La premiazione di una donna e brillante giornalista, distintasi per la sua professionalità nell'attuale situazione politica, non può che rendere orgogliosi e pieni di speranza i filippini amanti della democrazia”.

p.6 Suor Etra Modica papa FrancescoÈ la scalabriniana suor Pietra Luana (Etra) Modica la nuova Segretaria generale della Pontificia Università Urbaniana. È la prima volta dalla sua Fondazione, avvenuta nel 1627, che questo incarico viene assegnato a una donna. “Porto nella mia storia il carisma a servizio dei migranti, perché la formazione è una delle chiavi dell’integrazione e di nuove opportunità anche per le religiose e i religiosi che provengono da diversi Paesi e studiano all'Università Urbaniana”.

p.6 Dotti Marco bn 02Marco Dotti è il nuovo direttore editoriale di Emi (Editrice missionaria italiana). Quarantanove anni, bresciano, è docente di Professioni dell’Editoria presso l’Università di Pavia. Dotti succede a Lorenzo Fazzini, a cui va il ringraziamento per il lavoro svolto in momenti difficili. In vista del 50° dalla fondazione (nel 2023), si è creato anche il Consiglio editoriale missionario di EMI, composto da personalità di spicco del mondo missionario e da un significativo gruppo di laici. Per Marco Dotti, “Emi è un osservatorio privilegiato sui fatti del mondo, ma è anche un laboratorio di pratiche che sarà fondamentale rendere sempre più aperte e condivise”.

Una storia speciale

La “madre Teresa d’Africa”

p.6 Abebech GobenaÈ morta lo scorso luglio a 85 anni per Covid-19 Abebech Gobena Heye, fondatrice della storica Ong Agohelma. Ha dedicato una vita agli orfani e ai più poveri d’Etiopia, ai quali ha saputo dare concrete prospettive di un futuro migliore. Oltre un milione e mezzo le persone accolte dalla sua organizzazione dagli anni ’80. Molte di più quelle che piangono la sua scomparsa. Era stata definita la “madre Teresa d’Africa”. Nata in una famiglia di agricoltori, a nord di Addis Abeba, il 20 ottobre 1935, Abebech dopo solo un mese perde il padre, ucciso nella seconda guerra italo-abissina. A soli dieci anni, è data in moglie ad un uomo molto più anziano di lei. Fugge e giunge ad Addis Abeba dove una famiglia la adotta. Grazie alla sua attività, era per tutti ‘emaye’, che significa ‘madre magnanima’. Al Times di Londra che la intervista nel 2014 diceva: “Non ho avuto alcun figlio, ma ho cresciuto una famiglia di centinaia di migliaia di loro e non ho alcun rimpianto” (G. Cavallini).



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