L’ospite invisibile
Il Fondatore dipinge in maniera pragmatica l’effetto di uno spirito di fede radicato in Gesù, che ci aiuta a sperimentare il Cristo come Emmanuele, il-Dio-con-noi, in ciò che siamo e in tutto ciò che facciamo.
Questo ha un impatto profondo nella mia vita. Ma è un passaggio adatto anche per spiegare agli amici di altre tradizioni religiose il legame particolare che i cristiani cercano di nutrire con il Cristo. Si tratta di un’intimità tale da renderlo effettivamente presente nella nostra vita. È la certezza che Gesù ci accompagna ovunque, che noi dimoriamo con Lui, anche se in modo invisibile. Come la tartaruga con la sua corazza, il cristiano si sposta con il Cristo. Gli effetti sono che non abbiamo paura di essere soli. Con Lui siamo sempre in compagnia, in ogni circostanza di tempo e spazio.
A questo proposito, mi ricordo della reazione di un amico buddhista, il Venerabile Xin Dao, durante la mia ultima visita al suo monastero, poco prima di lasciare Taiwan per il nuovo servizio in Vaticano. Alla fine della visita, mi chiese di trasmettere i suoi saluti al Papa, “capo spirituale” o divinità della mia religione, secondo lui. Promettendogli di farlo, ne approfittai per precisare una particolarità della nostra fede cristiana. Gli parlai dell’umiltà della “divinità cristiana” che resta accessibile a tutti e fa molte cose che le nostre autorità, compreso il Papa, non sarebbero in grado di fare. Gli feci notare che questa “alta personalità” aveva più volte visitato il suo monastero. Si chiama Gesù ed io ero sempre in sua compagnia tutte le volte che entravo nel monastero. Improvvisamente, il venerabile mi abbracciò una volta di più con quel gesto abituale, spiegandomi però che quella volta lo avrebbe fatto a Gesù che è sempre stato il suo ospite invisibile.