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L'icona della missione: Giustizia e non violenza

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Parole di Gandhi, antiche e attuali: "Occhio per occhio... e il mondo diventerà cieco". A volte si ha l'impressione che l'umanità stia camminando verso la cecità totale. Perciò chiedo ancora aiuto all'evangelista Matteo: di offrirci un collirio che ci curi, tiri via le impurità dalla nostra vista e c'impedisca di diventare ciechi. In risposta, lui c'invita a leggere quanto ha scritto per le sue comunità e per noi (Mt 5,20-48). Accettiamo l'invito.

"Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli". Nelle parole di Gesù, abbiamo sentito il richiamo a percorrere un cammino di conversione personale: non fermarci a osservare la legge alla lettera, ma lasciarci guidare dal suo spirito, che va oltre e indica cammini non violenti per superare la violenza, provocata anche dalle situazioni in cui viviamo.

È stato un processo lungo, perché la legge del taglione era tassativa e profondamente radicata in noi.

Ci vengono indicate attitudini concrete: abbandonare i rapporti di rabbia e risentimento, per vivere rapporti riconciliati; agli uomini viene chiesto di controllare la libido e di non manipolare le donne, di trattarle come uguali e non maltrattarle; di esercitare l'integrità della parola e combattere la doppiezza; agli abusi di potere contrapporre la resistenza non violenta; alla legge "occhio per occhio", sostituire la gratuità dell'amore.

"Se uno ti percuote la guancia destra, tu porgi anche l'altra". Percuotere non era un semplice schiaffo, ma una percossa insultante, data con il dorso della mano. Era il gesto di chi aveva potere e voleva umiliare e disonorare un subalterno. La reazione normale era ribattere, oppure la passività di chi si sente incapace di reagire.

Abbiamo compreso che è necessario rompere il cerchio della violenza con un'azione cosciente, attiva e non violenta. Porgere l'altra guancia supera la sottomissione passiva e afferma la dignità umana, negando a chi si sente superiore il diritto di offendere e umiliare.

"A chi vuole toglierti la tunica, chiamandoti in giudizio, tu lascia anche il mantello". Il Deuteronomio era severo sui prestiti e i pegni: il mantello dei poveri doveva essere restituito prima di sera (Dt 24,10-13). È evidente che chi esige la tunica, davanti a un giudice in tribunale, è una persona di potere.

Che attitudine avere davanti a una palese ingiustizia?

Spogliarsi in pubblico. Questo gesto provocatorio è l'unica possibilità che resta al povero per prendere iniziativa contro un potere che estorce e manipola la giustizia. La nudità mette a nudo, smaschera la crudeltà dei potenti e rivela l'appartenenza alla stessa umanità. Questo gesto nasce da una coscienza profonda della propria dignità e offre la possibilità di relazioni diverse, incluso il cammino della riconciliazione.

"Se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne due". Costringere è un verbo forte. Alcuni di noi erano stati costretti dai soldati romani a portare le loro armi e l'equipaggiamento. Era un abuso, un'angaria. Ricordate Simone di Cirene, costretto a portare la croce di Gesù? (Mt 27,32).

La risposta a questa imposizione arrogante, è camminare un secondo miglio. La persona repressa recupera la sua dignità; da passiva diventa attiva, e provoca un interrogativo: perchè sta facendo questo? Che scopo ha? Provocare e indurre a riflettere è cammino di coscientizzazione che può condurre a cambiare atteggiamenti e a relazioni più giuste.

"Da' a chi ti domanda e a chi desidera da te un prestito non volgere le spalle". Quasi tutti noi avevamo alle spalle esperienze di indebitamento. Era così comune che Gesù raccontò una parabola (Mt 18,21-35). È un invito a invertire la situazione. L'oppresso tenta di superare l'umiliazione umiliando gli altri. Gesù ci indica un cammino alternativo, segnato da misericordia, compassione e solidarietà.

Sono quattro esempi che rompono il cerchio della violenza. Stimolano la nostra creatività a cercarne altri. Il discepolo umiliato prende l'iniziativa e agisce con dignità e umanità in mezzo all'ingiustizia che sembra immutabile. Sfida a percorrere vie alternative alla violenza. Con forza e umorismo rompe il cerchio dell'umiliazione, rifiuta di essere inferiorizzato, svergogna l'oppressore e soprattutto è pronto a soffrire per amore degli amici e dei nemici.

Per continuare a riflettere:

Noi abbiamo accolto la sfida di Gesù per un cammino di non violenza. Rileggiamo il brano "La nuova giustizia" in Matteo 5,20-48 e svegliamo la nostra creatività per scoprire attitudini non violente che rompono il cerchio della violenza anche oggi, nel nostro ambiente.



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