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L'Emmanuele in Asia: Non voleva venire alla luce

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Ho avuto una settimana densa di lavoro, vistando i malati in uno dei tanti villaggi dimenticati del Bangladesh. Tra i tanti pazienti che seguivo da mesi c'era Tahomina, una ragazza sui 20 anni, incinta da oltre nove mesi. Avrebbe già dovuto partorire, ma i dolori del travaglio svanivano.

Era come se il bambino non volesse saperne di impegnarsi e venire finalmente alla luce. I sintomi facevano presagire complicazioni, che non avrei potuto risolvere in villaggio. L'ho mandata da suor Maria, responsabile del reparto di maternità del nostro ospedale "Fatima", in città, anche se ormai era sabato e non sarebbe arrivata prima di sera.

Il Farwest dell'oriente

Nel pomeriggio avevo in lista ancora una quarantina di pazienti da vedere. Ho dovuto accelerare le visite. Per le cinque, ero alla fermata e ho preso il primo pullman per l'ospedale, una cinquantina di chilometri da Chuknagar.

Due ore di viaggio e la schiena a pezzi. Il pullman era un "Espresso",ma somigliava molto a una diligenza del Farwest. Sedili di legno, niente vetri ai finestrini...; ma il motore andava e anche il clacson, cosa importante da queste parti, per sollecitare i viandanti a scansarsi prima di essere travolti.

All'ospedale, la Messa prefestiva era ormai alla consacrazione. Mi sono seduto sulla stuoia attendendo la fine. La suora mi stava aspettando. Finita la Messa mi dice che la donna era arrivata, ma che aveva febbre e che il bambino non ne voleva sapere di scendere. Sarebbe stato meglio concludere con un cesareo.

Una finestra aperta a Dio

Un piccolo problema per tirare fuori la bambina si è risolto facilmente. Aveva il cordone ombelicale attorcigliato due volte, stretto attorno al collo. Estratta dall'utero, i sonori strilli della bimba, mingherlina, ci ha assicurati tutti che era andata bene.

Tahomina mi aveva confidato che, per mancanza di soldi, aveva potuto mangiare solo una volta al giorno. Quando le dissi che doveva andare all'ospedale, confessò di avere solo un sari; l'altro era una collezione di buchi.

"Non preoccuparti; va con quello che hai indosso". Non aveva neppure una borsa. I sacchetti di plastica, comodi in queste occasioni, in questa parte di mondo sono proibiti… Le ho dato la mia borsa e, ovviamente, i soldi per il viaggio... Per le spese ospedaliere faremo fronte con la cassa della missione.

Anche così la vita è piena di senso, sapendo che se una sola delle nostre finestre è aperta a Dio, non saremo mai soli.



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