L'Emmanuele in America Latina: "E' a me che l'avete fatto"
Accogliere gli altri in nome di Gesù
È una delle sorprese che ci riserva il vangelo! Tanti cristiani, uomini e donne, hanno impostato la loro vita proprio su queste parole. Anche noi saveriani, a Redenção, abbiamo messo la nostra vita missionaria sui binari di questa frase di Gesù. La locomotiva naturalmente è Lui!
Spaesati nella città
Redenção è un grosso centro di 60.000 abitanti nel Brasile amazzonico. La vita è molto diversa dalla vita nei villaggi della foresta. Qui ci sono molte case e baracche; tante strade polverose ma nessun fiume; al posto della foresta, ci sono allevamenti di bestiame e “fazendas” sterminate.
Gli indio kayapò frequentano la città da oltre vent’anni, cioè da quando è iniziato lo sfruttamento sistematico delle ricchezze (legname e oro) del loro territorio. Sono a centinaia. Hanno anche costruito un loro villaggio alla periferia della città, che diventa il rifugio di tanti parenti che arrivano dai villaggi. L’impatto con la città, e con tutto ciò che essa offre di diverso e di alternativo, sta causando una serie di problemi agli indio.
Il centro di accoglienza
In questa città, noi saveriani abbiamo costruito un “centro di accoglienza”;un edificio in legno, circondato da un parco con tante piante da frutta. Il nostro lavoro principale è accogliere gli indio: tante piccole iniziative, per venire incontro ai loro bisogni e per favorire un contatto meno traumatico con un ambiente così diverso dal loro.
Organizziamo la ripetizione per gli studenti, accompagniamo gli indio negli uffici pubblici. Ci interessiamo perché le autorità sanitarie prendano a cuore i malati, perché i rappresentanti del governo si interessino di tante situazioni urgenti che esigono una soluzione: questioni di terra, di sfruttamento della foresta, di mezzi di trasporto, di infrastrutture necessarie nei villaggi… Vorremmo insegnare loro anche qualche mestiere nuovo. Le suore si sono fatte apprezzare dalle donne kayapò per i corsi di taglio e cucito.
Un ambiente per loro
L'ambiente che abbiamo messo a loro disposizione non ha nulla di speciale, ma i kayapò ci vengono volentieri. Non c’è indio kayapò che non conosca la nostra casa e non venga a farci una visita. “Qui ci troviamo come al nostro villaggio”, ci dicono.
Trovano noi missionari, che parliamo la loro lingua, conosciamo la loro storia e capiamo i loro bisogni. In casa nostra si muovono in piena libertà; si siedono per terra, alla loro maniera; i bambini giocano nel parco… e ci restano tutto il tempo che vogliono.
Il vangelo di oggi
Quante volte ci ripetiamo la frase di Gesù: “È a me che lo avete fatto”! È il criterio che regola la nostra missione attuale; è la parola che ci libera dal dubbio se quello che facciamo è secondo il vangelo oppure no.
Non sarà tutto il vangelo; ma certamente la gratuità è la strada che porta all’incontro con Lui.
È la risposta evangelica che diamo ai problemi concreti che, quotidianamente, ci vengono esposti in tante forme diverse. Domani, dopodomani, faremo anche di più e meglio. Ma oggi questo è tutto quello che possiamo fare, noi tre missionari saveriani che viviamo con i kayapò.