In un paese cristiano: Filippine, vivere il carisma
Missionari in mezzo ai poveri
Padre Carl è un saveriano degli Stati Uniti e lavora nelle Filippine da dieci anni. Gli ho domandato come è diventato saveriano. Una storia …strana.
E' una lunga storia. Sono entrato tra i saveriani nel 1977. Facevo il militare a quel tempo; era appena dopo la guerra del Vietnam. Io non sono stato in Vietnam, ma proprio in quel periodo sono entrato tra i saveriani. Avevo la possibilità di continuare nella carriera militare, ma avevo deciso di non farlo. Sono andato dal comandante e gli ho detto che sarei tornato dopo un anno. Invece sono entrato in seminario per vedere se la mia era vera vocazione e, naturalmente, sono rimasto.
Quanti sono i saveriani nelle Filippine?
Siamo undici padri e 19 studenti saveriani. Undici studiano teologia e sette giovani sono in noviziato. Nelle Filippine i saveriani hanno 4 comunità: il noviziato, la comunità della parrocchia, la comunità della teologia e la casa del superiore che è anche un centro di animazione e spiritualità missionaria. Le 4 comunità non sono lontane una dall’altra. Facciamo tutti animazione missionaria e attività pastorale con i poveri, in connessione con l’attività formativa.
Che attività fate con i poveri?
La nostra è una parrocchia “povera”, con l’80 % di gente avventizia, che arriva e occupa abusivamente un piccolo pezzo di terra. Noi seguiamo questa gente e anche una grande baraccopoli con 35 mila persone, chiamata Sitsumilitar. Gli studenti vanno a visitare le famiglie della zona e così svolgono l’attività di formazione pastorale. Li guidano padre Eugenio Pulcini e padre Giacomo Rigali.
Cosa c’è da migliorare ancora?
I nostri missionari sono persone molto buone, forti spiritualmente, ben radicati nella spiritualità e si danno molto da fare. Insomma, va bene anche se si può sempre migliorare. Uno degli aspetti in cui dobbiamo migliorare è la qualità della nostra vita comunitaria e religiosa. Cerchiamo di sviluppare un programma di formazione continua, non tanto con aggiornamenti teorici, ma soprattutto attraverso la riflessione condivisa tra noi missionari.
La vita di consacrazione è un’area soggetta a indebolirsi e questo provoca vari problemi. Si tratta di vivere meglio il nostro carisma, ma non è un obiettivo facile da raggiungere. Anche noi abbiamo qualche difficoltà. Siamo nelle Filippine da poco tempo; abbiamo speso i primi dieci anni a costruire comunità e programmi. Ora dobbiamo cercare di costruire un programma strategico di animazione missionaria per la chiesa filippina.
È un obiettivo ambizioso!
Sì, è un obiettivo ambizioso, almeno per noi saveriani. A Manila sono state create cinque nuove diocesi; così noi, che prima eravamo nell’arcidiocesi di Manila, ora ci troviamo a lavorare in due diocesi nuove. Questo costituisce una grande opportunità per noi: possiamo proporre e rafforzare l’impegno missionario delle nuove chiese locali.