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Il vocabolario con soli “sì”, L’unica missione di p. Dal Forno

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di: Sara, Nipote.

Tantissime persone ci hanno lasciato biglietti e preghiere per ricordare p. Roberto Dal Forno. In questa pagina diamo la precedenza ai suoi familiari. La nipote Sara, a nome di tutti i suoi, ha dato questa bella testimonianza.

Lo zio Roberto è sempre stato presente nella nostra storia. C'era quando sono nata; mi ha battezzata; ha celebrato il mio matrimonio; ha battezzato mia figlia Angelica. Per me lo zio era diverso da tutti gli altri preti che conoscevo: sempre disponibile, sorridente e aperto al dialogo. Con lui si poteva trattare qualsiasi argomento senza tabù.

Ricordo che quando è partito per l'Africa eravamo dai nonni, e quando è salito sulla macchina piangevamo, perché volevamo andare con lui. Alla fine, mia sorella Michela gli aveva promesso che sarebbe andata a trovarlo in bicicletta!

Un cuore generoso

Lo zio ci scriveva spesso dalla missione e quando poteva ci telefonava. Noi, in cambio, gli mettevamo dei regalini nei pacchi che i genitori spedivano di tanto in tanto. Non grandi cose, ma quello che riuscivamo a comprare con le nostre paghette: piccoli dolci - dato che lo zio era molto goloso - e altre cose utili.

Quando è stato costretto a fuggire dallo Zaire ed è rimasto per quasi un mese nella foresta, abbiamo pregato sperando tanto che il Signore lo facesse tornare sano e salvo. In quell'occasione siamo stati esauditi. Volevamo regalargli vestiti e scarpe, perché aveva lasciato tutto in Africa; ma lui rifiutò. Diceva che non gli serviva niente, che aveva tutto. Era fatto così! Non chiedeva mai niente, perché donava tutto agli altri. Quando veniva a trovarci portava sempre qualcosa: una bottiglia di vino, un dolce; non arrivava mai a mani vuote. A noi, a dire il vero, ci bastava la sua presenza.

Una fede incrollabile

Il grande desiderio dello zio era quello di tornare in Africa fra la sua amata gente. Ma il Signore aveva altri piani, e lui non si è mai lamentato. Era instancabile. Riusciva ad andare a celebrare Messa a Sappada e poi, alla sera, era a Marano Lagunare. Non si tirava mai indietro e non protestava mai. Penso che nel suo vocabolario non esistesse la parola "no", ma solo "sì".

Durante la sua breve malattia, era lui che incoraggiava noi. Dalla sua bocca non è uscito un lamento, ma soltanto un "grazie". Per ogni piccolo gesto che facevamo, lui ci ringraziava e sorrideva. A chi gli chiedeva se avesse dolori rispondeva sempre di no, per non farci soffrire. Con il suo modo di fare, lo zio ha dimostrato la grande fede che aveva, fino all'ultimo istante. È stato per noi tutti un grande esempio.

Immagine sempre viva

Anche se sapevo che ormai non c'era niente da fare, la sua morte mi ha trovata impreparata perché speravo sempre in un miracolo. Quando sono arrivata nella sua stanza, un'ora dopo che si era spento, mi ha colpito la serenità del viso e il sorriso così familiare e caro, che nonostante tutte le sofferenze ha saputo donarci per l'ultima volta.

Mi sono chiesta perché il Signore aveva deciso di prendere con sé proprio lui, che aveva sempre fatto solo del bene, e che era ancora troppo giovane per morire. Adesso mi rendo conto che non lo rivedrò più e mi sento insicura. Lo zio mi manca molto; mi manca non vederlo arrivare all'improvviso a casa della mamma, mangiare con lui, ascoltare le sue barzellette, sentirlo ridere e chiacchierare.

Mi dispiace che mia figlia sia troppo piccola per ricordarsi di lui. Però mi consola il fatto che ci sono tantissime persone che gli hanno voluto bene e che, anche attraverso i loro ricordi, l'immagine della zio rimarrà sempre viva.

Grazie, zio, per quello che hai fatto e per quello che sei stato per tutti noi. Ti voglio bene.



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