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C’è una fotografia di Venezia che fa sognare. Si vede piazza san Marco e dietro le montagne del Cadore, in lontananza. Ma nell’immagine sembrano vicine. È una foto da sogno, come quella diventata realtà nell’aprile 1947 a Zelarino. Due missionari saveriani hanno dato il via a un’avventura che il 6 settembre 2020 si mette in pausa.

È un momento di riflessione, di tristezza e anche di ringraziamento a tutti coloro (padri, amici e benefattori) che hanno lavorato umilmente in questa porzione della vigna del Signore (come direbbe Benedetto XVI). Quanti ragazzi, con le loro famiglie, hanno vissuto a Villa Visinoni! Ce lo ricordano ancora i messaggi e le visite di tanti ex allievi e di quelli che sono diventati missionari, sparsi per il mondo. Vorrei ricordare (forse è una bella coincidenza!) che sulla via Castellana, nel gennaio 1537, Francesco Saverio e compagni camminavano da oltre 50 giorni per arrivare a Venezia (erano partiti all’inizio del dicembre 1536). La storia si mescola con la realtà e la Festa del Grazie del 6 settembre 2020 ci aiuta a condividere con fraternità questi momenti.

L’invito, nonostante la pandemia, è approdato dappertutto. Sono arrivati i saveriani della Direzione Generale e Regionale, il Patriarca Moraglia dalla diocesi di Venezia, presbiteri e amici, che ci hanno seguito e incoraggiato anche in questi ultimi anni. Tutto è cominciato con l’incontro nell’auditorium del Centro Urbani (un grazie a tutto lo staff). Si è partiti da un video che ha ripercorso i 73 anni di presenza dei saveriani (preparato da Fabio del Centro missionario). Siamo stati portati indietro nella storia. Abbiamo visto i volti dei saveriani e dei ragazzi, le persone che hanno collaborato, i luoghi, i ricordi e i sogni, alcuni ancora da realizzare.

Poi, don Paolo, direttore del CMD, ha fatto il suo excursus storico di questi anni, dicendo che la presenza saveriana ha contaminato in modo missionario la diocesi di Venezia e le altre del Veneto. “Non dimentichiamo che, 410 anni prima della fondazione della casa di Zelarino (1537), san Francesco Saverio era venuto a Venezia per prepararsi a diventare presbitero e missionario. E san Guido Conforti, leggendo una delle sue lettere, è stato contaminato missionariamente, tanto da fondare la congregazione dei Saveriani, arrivati a Zelarino nell’aprile del 1947. Hanno lavorato molto, anche partecipando al Convegno Missionario nazionale del 1954 a Venezia. Non si possono dimenticare i numerosi ragazzi e missionari, arrivati da tante parti del mondo, le visite dei vescovi (patriarchi) di Venezia, la scuola (poi chiusa nel 1998) e la nuova vita nell’attuale casa, sempre portando l’ansia missionaria di far conoscere a tutti Gesù Cristo, per fare del mondo un’unica famiglia”. Ora si continua, anche se con modalità diverse.

ze festa di chiusura ConfortiPadre Mario Mula, vicario generale dei saveriani, ci ha detto che noi siamo debitori a tante persone che ci hanno donato molto. “I ragazzi venivano da diverse parti dell’Italia e hanno dovuto adattarsi a vivere insieme, mescolando le proprie culture. Se anche la casa viene chiusa, Dio sa che tutto continuerà in modo diverso. Oggi la missione è arrivata in Italia e c’è ancora molto da fare, perché i non cristiani, venuti da altri mondi e culture, sono in mezzo a noi. Perché si chiude? Mancanza di personale missionario; l’età avanzata dei missionari italiani e anche la mancanza di vocazioni”. P. Mario conclude ancora ringraziando e ricordando il suo arrivo a Zelarino: partito con il sole, a Mestre aveva trovato la nebbia, ma poi, insieme, tutto è stato superato.

Padre Giuseppe Cisco, rettore della comunità, continuerà a seguire dalla casa saveriana di Vicenza, in collaborazione con i vari CMD veneti, le varie attività, iniziate da molti anni: gli incontri mensili del GAMS (Gruppo amici missionari saveriani), la collaborazione con le parrocchie e la diffusione del giornale “Missionari Saveriani” che ha contribuito alla realizzazione di tanti progetti in missione, con l’aiuto di numerose persone buone. Il sogno continua…

ze festa di chiusura sx e Patriarca MoragliaL’Eucarestia, presieduta dal Patriarca Moraglia, insieme ad alcuni saveriani e presbiteri amici, è stata preparata dal CMD (che ha introdotto la celebrazione) con i canti diretti dal professor Mario Carraro. È stata scoperta l’icona di san Guido Conforti con il crocefisso (ricordo della sua vocazione) e infine l’emozionante omelia del Patriarca, che ha parlato veramente con il cuore. “Il Signore è qui presente in mezzo a noi, in questo momento di grazie a Dio, perché ci ha dato la presenza per 73 anni, dei saveriani. Il vostro ministero è stato prezioso. Ci avete servito sempre, come Cristo Gesù. Secondo le vostre Costituzioni avete proclamato Gesù Cristo dove non è ancora conosciuto. L’icona del vostro fondatore rimarrà in questa chiesa come ricordo. In questo momento desidero manifestare la gratitudine della Chiesa diocesana per i tanti missionari che l’hanno servita. È una testimonianza percepita da numerosi fratelli e sorelle, di cui oggi qui abbiamo una rappresentanza. Questo servizio della missionarietà, svolto da tanti missionari arrivati da luoghi diversi, incarna il carisma di S. Francesco Saverio e di san Guido Conforti. Siamo debitori al vostro amore e dedizione per averci fatto apprezzare il carisma della missionarietà e radicalità evangelica. Il Conforti, appassionato missionario, ha avuto l’ispirazione di fondare una famiglia missionaria”.

Non vivremo solo di ricordi, ma di testimonianze concrete, anche se lontani fisicamente (Vicenza e Sardegna). Vorrei sottolineare una caratteristica del saveriano (sono tante!): la capacità di migliorarsi continuamente a livello umano e di fede, per continuare ad essere persone di speranza e condivisione.

ze festa di chiusura pranzoNaturalmente, non poteva mancare il pranzo finale, condiviso insieme, preparato dai bravissimi volontari (un grazie lungo 73 anni e più), sempre seguendo tutte le disposizioni che il Governo ha chiesto per lottare contro la pandemia. Il sogno continua e anche… il grazie per tutti voi.



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