Il presepio di mascherine
Scrive il vescovo di Guarapava in Brasile, mons. Amilton Manoel da Silva: “Mai avrei pensato che saremmo arrivati in un tempo in cui le maschere, che soffocano e limitano l’espressione facciale, avrebbero impedito la proliferazione di un virus letale! Mai avrei pensato di vedere un presepio di maschere, senza maschere che falsificano le persone, ma con maschere che hanno salvato vite, opera di un artista geniale! Benedette le maschere che non mascherano ma, al contrario, portano un mistero alla sua essenza, rivelano il volto di Dio, al di là della dimensione della creatività! Continuiamo ad usare le maschere, il tempo ancora pandemico lo esige e il periodo natalizio lo suggerisce…”.
Son già due anni che siamo in maschera e, vaccinati o no, continueremo ancora per un bel po’, visto che, dopo il Delta, è arrivato anche l’Omicron, e chissà quante altre varianti arriveranno... Ma qui si fa fatica a capire che, in tempo di pandemia, salva la tua e la mia vita! Del resto, se per primo il Presidente non dà l’esempio… Non indossarla è il modo di affermare una libertà e, forse, addirittura il negazionismo. Così siamo arrivati al record di oltre 600mila morti, seconda nazione al mondo dopo gli Stati Uniti. Anche la missione non sarà mai più come prima della pandemia. L’iniziazione alla vita cristiana, una specie di catecumenato che pone Gesù Cristo al centro, non ha in vista le grandi folle, ma l’incontro di ciascuno con il Signore risorto, presente in mezzo ai due o tre che sono riuniti nel suo nome. Missione personalizzata, dunque, senza trionfalismi e senza illusioni. Le comunità cristiane non solo si sono ridotte a pochi partecipanti, ma spesso hanno bisogno di una iniezione di speranza!