Il pianto di Cristo
Caro Rota direttore ho conosciuto un caro amico Rota nel '47 a san Pietro in Vincoli… ma mi pare che poi sia morto in India. È stata un'amicizia meravigliosa. Ho anch'io due altri fratelli missionari saveriani. Ciao. Buon lavoro.
Vittorio
Caro p. Filippo,
ho ricevuto, dal fratello di p. Giovanni Carrara, la copia di “Missionari Saveriani” di febbraio. Così ho l'opportunità di augurarle buon lavoro. Ora, con la triste chiusura di Misna, ci teniamo informati tramite Fides e Iwacu-Burundi. Padre Giovanni è l'ultimo missionario tutto nostro che ci è rimasto, della generazione seguente alla mia cresciuto in oratorio con don Pierino Corvo di Colognola (BG) e nel fascino dei suoi racconti su p. Fasolini. Un'osservazione tipografica per la rivista: è impaginata bene in modo leggero: solo i caratteri, pur nitidi, sono un po' piccoli per noi anziani; d'altra parte capisco che anche qui lo spazio costa. Di nuovo buon lavoro.
Angelo Calvi - Albino (BG)
Non vedono la prima stella/ la lacrima di Cristo/nessuno più la scorge/ha un tremito la terra/muore il sole fra nubi/di fumo nero.
Il cielo appallottolato/come carta straccia/e quella lacrima crocifissa/è goccia d'amore/fra le mura sventrate.
Nelle crudeltà sgorga ancora il suo sangue/la pioggia si immola/al fiume della morte.
In quel pianto inconsolabile/di un bambino per mano alla madre/nelle lacrime dietro agli occhi/di un vecchio nella impotenza/nello strepitio lacerante/dentro un rifugio/c'è il pianto di Cristo.
Anna M. Pedon - Vicenza
Cari lettori e lettrici,
vorrei ringraziare Vittorio. È vero, voi familiari diventate, a vostra volta, missionari che partecipate alla nostra missione in tanti modi: con la presenza, l’amicizia, il sostegno, la preghiera… Quando rientriamo in Italia sappiamo di trovare una famiglia, anche qui. Questo ci fa tanto bene.
Grazie anche ad Angelo per i suoi auguri. Dispiace anche a noi della chiusura di Misna. Circa la grandezza dei caratteri della rivista, molti lettori ci hanno fatto la stessa osservazione. Aumentare i caratteri significa occupare più pagine, oppure ridurre il contenuto, magari facendo anche qualche ritocco grafico… Insomma, ci penseremo.
“Dulcis in fundo”, la bellissima poesia di Anna, ci ricorda che la sofferenza di Cristo si prolunga in quella dell’umanità sofferente di oggi (famiglie in difficoltà, anziani, disoccupati, profughi, immigrati, carcerati). Nel suo recente viaggio in Messico, Francesco ci ha detto che bisogna piangere per l’ingiustizia, per il degrado e per l’oppressione:
“Sono le lacrime che possono aprire la strada alla trasformazione; sono le lacrime che possono ammorbidire il cuore (…) che riescono a sensibilizzare lo sguardo e l’atteggiamento indurito e specialmente addormentato davanti alla sofferenza degli altri”.
Chiediamo il dono delle lacrime, il dono della conversione.