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Il pastore di un solo gregge, Card. Roncalli parla di Conforti

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In occasione del 25° anniversario della morte di mons. Guido Conforti il cardinale Angelo Roncalli ne commemorò la figura con un discorso nel teatro Regio di Parma, il 17 febbraio 1957. Ne cogliamo alcuni passaggi significativi: ci dicono il senso della canonizzazione del Conforti, celebrata il 23 ottobre, come modello di vita ispirata al vangelo.

L'incontro del 26 aprile 1922

L'idea guida di Roncalli nel delineare la vita di Conforti, è la visione del vangelo di Giovanni, "un solo gregge e un solo Pastore", quando Gesù afferma: "Io sono il buon pastore e conosco le mie pecore. Ne ho tante, ma non tutte sono di questo ovile ed è necessario che ve le conduca. Vi assicuro, si farà a suo tempo un solo ovile con un solo pastore. Anche le pecorelle lontane mi appartengono, perché uno solo è l'ovile e uno solo il pastore".

Poi il cardinale aggiunge: "Con questa visione negli occhi e nel cuore, la mattina del 26 aprile 1922, io salivo le scale del palazzo vescovile di Parma per incontrarvi il servo di Dio monsignor Guido Conforti, vescovo e fondatore dell'istituto missionario Saveriano... Lo cercavo come espressione episcopale, la più distinta in Italia, di quel felice movimento missionario suscitato dall'enciclica missionaria Maximum Illud di Benedetto XV. Così io lo cercavo, come rappresentante lui di quella completezza del ministero sacro delle anime, che associava il vescovo al missionario: vescovo di Parma, ma missionario per tutto il mondo".

Vescovo per il mondo

"Non «un pastore e due greggi», come scrive il saveriano p. Vanzin, ma il santo pastore di un gregge solo nella chiesa di Dio. Incaricato di riorganizzare le varie istituzioni di cooperazione missionaria in Italia, nulla di più naturale e di più semplice per me che il cercare rapporti devoti e rispettosi con un prelato che tutta Italia guardava con tanta ammirazione per le sue qualità personali di saggezza, di mansuetudine, di sollecitudine pastorale, a cui aggiungeva singolare attrazione la paternità di un istituto missionario, che in quell'anno riceveva l'approvazione definitiva della Santa Sede (5 gennaio 1921).

Prelato perfetto, pastore eminente nella compiutezza del servizio sacro di ogni vescovo della chiesa di Dio: cioè inchinato sulla porzione di lavoro affidatogli dalla divina vocazione e dall'obbedienza; ma dallo spirito, dal cuore grande e aperto alla vasta concezione della chiesa di Gesù, una, santa, cattolica e apostolica. Vescovo di Parma sì, ma per il merito singolare del suo spirito e della sua paternità missionaria, pastore e vescovo della chiesa universale. Il motore di ogni attività episcopale o monastica è Cristo Gesù, pastore e vescovo delle anime, centro di coordinazione e di unità per ogni energia che si dispiega nella chiesa...".

E ora il nostro compito

Il card. Roncalli continua affermando: "E ora lasciate che io renda omaggio alla realtà e al successo dell'iniziativa missionaria di monsignor Conforti, che consacra alla perenne venerazione dei secoli venturi il suo nome benedetto, e all'emulazione dello spirito veramente cattolico degli italiani il grande e nobile saggio, che egli con la grazia del Signore ha saputo precisare, di cooperazione all'apostolato mondiale del cristianesimo.

Torna a noi la voce di Gesù, del buon Pastore, che ci ammonisce circa il compito della ricerca e della conquista delle pecorelle lontane o fuorviate, o del tutto ignoranti, che bisogna unire in un solo gregge. Il che è come dire che il problema missionario è fondamentale per chi intende far onore alla fede cattolica".

A noi oggi spetta di rivivere testimoniando la stessa dinamica evangelica perché sia sempre fatta la volontà del Padre.



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