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Conforti, un santo ordinario

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In preparazione alla canonizzazione di mons. Conforti il 23 ottobre, è venuto a trovarci il vescovo saveriano mons. Giorgio Biguzzi, originario di Cesena. Era stato invitato a predicare il ritiro mensile ai sacerdoti di Forlì sul tema : "Eucarestia e missione".

Mons. Biguzzi si è soffermato prima di tutto sulla figura del fondatore dei saveriani; ha parlato poi della sua esperienza come vescovo di Makeni, in Sierra Leone. Mi limito per ora a riferire su ciò che il vescovo missionario ha detto su mons. Conforti, come uomo, sacerdote e vescovo del suo tempo.

Crocefisso ed Eucarestia

La sua spiritualità semplice era centrata su Cristo e sul mistero della croce, che da piccolo lo aveva portato a contemplare il grande Crocefisso, che oggi è nella chiesa dei saveriani a Parma. Egli vedeva un collegamento stretto tra Cristo crocefisso e l'Eucarestia, altro pilastro della sua spiritualità. L'Eucaristia, infatti, è la continuazione nel tempo dell'unico Sacrificio in cui Gesù ha donato la sua vita per l'umanità.

Nella sua prima lettera come arcivescovo di Ravenna, egli scriveva: "Sarò il vostro vescovo per dispensare il Pane della vita"; e ai fedeli di Parma scriveva: "Dal santo Tabernacolo Gesù ci invita a sé e sembra dirci: «Venite a me, voi che siete oppressi dalle fatiche»".

Mons. Conforti ha partecipato attivamente ai congressi Eucaristici che cominciavano ad essere organizzati in quel tempo. A quello di Palermo, diceva: "Il Cristo nell'Eucarestia ci comunica la sua vita e ci fa apostoli". E ai giovani di Parma diceva: "Andate all'Eucarestia, avrete la vita e sarete portatori di vita".

La passione missionaria del Conforti era alimentata dalla sua profonda vita Eucaristica. Per il Conforti la vita è nell'Eucarestia, ma si rendeva conto che tanti non hanno accesso a questa vita. Perciò nasce in lui la passione di portare Cristo a tutti coloro che hanno bisogno della sua vita.

I suoi due grandi amori: la diocesi e la missione

Un'altra grande caratteristica di san Guido è questa: ha saputo vivere in modo armonico i due grandi amori che lui incarnava come vescovo di una diocesi e come fondatore di una congregazione missionaria. I professori del seminario diocesano erano unanimi nell'affermare il grande amore che il Conforti aveva per la sua diocesi.

Aveva visitato ben cinque volte tutte le parrocchie anche le più piccole, in ogni località della pianura e della montagna. Nello stesso tempo, anche tutti i saveriani dicevano che "il nostro padre non ci è mai mancato". Conforti ha coltivato la diocesanità con la missionarietà in modo armonico e bello come sanno fare i santi.

Conforti quindi si caratterizza per il grande amore a Cristo nella sua passione resa presente nell'Eucarestia, per la salvezza di tutta l'umanità. È per questo che egli fonda la congregazione saveriana mandando i suoi figli in capo al mondo. Questa missionarità il Conforti l'ha vissuta come sacerdote e come vescovo diocesano. Più tardi, il concilio Vaticano II affermerà che i vescovi e i sacerdoti non sono consacrati solo per una diocesi, ma per tutto il mondo.

Una santità imitabile

Mons. Biguzzi si è domandato: "Che tipo di santità era quella del Conforti?". Non ha compiuto gesti straordinari. La sua santità era l'eroicità del quotidiano, la fedeltà al lavoro, alle udienze, al dialogo con i fedeli... Si dice che il Conforti è un santo ordinario, un santo normale. Ed è proprio in questo che lo troviamo quasi "scomodo".

Questa sua santità non ci può lasciare indifferenti. I gesti straordinari possono presentare un modello di santità irraggiungibile. Il Conforti mostra invece che una vita semplice, limpida e fedele, è possibile, è alla portata di mano, interessa tutti. Ed è questa pazienza, quest'amore nell'ordinario, tipico del Conforti, che ci ricorda che anche noi, possiamo arrivare alla santità. Ricordiamo le parole di Madre Teresa: "Dio non aspetta da noi il successo, ma che siamo fedeli".

Conforti è il sacerdote, il vescovo, il missionario fedele: la sua santità è alla portata di tutti.



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