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Il pacifismo dei cristiani: Le nostre motivazioni profonde

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Ve lo ricordate? Alla fine di marzo fece scalpore la notizia che Hussam Abdu, 14 anni, di Nablus, aspirante kamikaze, era stato intercettato al check-point di Hawara, per fortuna prima del suo gesto suicida. Sotto il giaccone aveva una cinta di esplosivo. Gli avevano dato cento shekel - 15 euro.

Una settimana prima, allo stesso posto di blocco, era stato fermato Abdallah Quran, di 12 anni, che per vivere trasportava pacchi bomba da una parte all'altra del confine, con la carriola. Pochi giorni dopo, un bambino 6 anni è stato ucciso per un colpo alla nuca, nel campo profughi alle porte di Nablus.

Non facciamoci il callo!

Questi tre bambini sono diventati il simbolo di ogni guerra con le sue contraddizioni. La guerra in Palestina, come in Africa, non rispetta neppure queste creature che avrebbero ancora bisogno di giocare e di andare a scuola per crescere normali nella vita. Anche se siamo ormai abituati a orribili abusi sull'infanzia, questa volta non vogliamo proprio farci il callo.

Perché deve essere così? Non ci sono risposte soddisfacenti. Solo sentiamo un estremo bisogno di pace, ovunque e sempre.

Nel mondo ci sono 40 guerre dimenticate, l'ha ricordato il Papa in un'udienza generale (24 marzo u.s.). Esse si combattono sulla pelle della povera gente, anziani, donne e, soprattutto, bambini. Ci sono ormai nel mondo milioni di bambini nati e cresciuti nel contesto della guerra che non hanno altri termini di confronto per giudicare il loro contesto; possono pensare che combattere, attaccare, fuggire, essere bombardati e uccisi sia la più comune, quando non l'unica, maniera di essere uomini.

Non giochiamo con la pace

Che possiamo fare se non ripetere che noi cristiani siamo per la pace? Ma attenzione, non vi sfugga la parola pacifisti, una parola che oggi da alcuni è considerata una bestemmia. Non è il caso di giocare con le parole. C'è chi afferma che il pacifismo viene dalla stessa matrice del marxismo (evidentemente, non conosce la storia!), ed è quindi una trappola per i gonzi, cioè quei cristiani ingenui che non hanno il senso della concretezza politica.

Come davanti ad ogni forma di guerra si proclama la necessità di farne un'altra, così ogni volta che si sente dire che uno è pacifista… scatta una distanza pregiudiziale che dovrebbe impedire di scendere insieme in piazza per chiedere la pace.

Diciamolo chiaro

Noi cristiani non possiamo che volere la pace, perché Cristo è il re della pace. Essere pacifisti è un dato iscritto nel nostro DNA. Se vogliamo cercare la discriminante con tutti gli altri pacifisti è che noi non seguiamo i principi del mondo, ma la parola di Gesù e il suo esempio. Egli non ha mandato gli altri a morire per la pace; ci è andato lui stesso ed è morto perché ci fosse pace tra gli uomini.

Così non accettiamo quella logica di guerra che continuamente sentiamo invocata come necessità: "Si vis pacem para bellum" - se vuoi la pace, prepara la guerra. Il detto è degli antichi romani ed esprime il loro mondo guerriero e la loro voglia di espansione.

Sanare il cuore

Per noi cristiani la pace non si può cercare con qualsiasi mezzo. Anzitutto la dobbiamo cercare sanando la sorgente di ogni guerra, il cuore dell'uomo là dove nascono le divisioni e le guerre. Bisogna disarmare i cuori delle persone. Lo faremo eliminando ogni forma di odio, ogni insulto, ogni mezzo violento, perché la prima scelta dei pacifisti cristiani è la non violenza.

La non violenza non è passiva, ma attiva; si nutre di progetti concreti di comunicazione, di dialogo, di corresponsabilità.

Come i fondatori dell'Europa, dopo la seconda guerra mondiale, hanno creduto di poter ricostruire una comunità di popoli sulla pace, la riconciliazione e la collaborazione, così noi oggi in questo tempo di violenza terroristica.

Bonificare il brodo

In secondo luogo, crediamo nella necessità delle istituzioni per mantenere la pace. È questo l'insegnamento costante e ripetuto del Papa. Come dopo l'attacco alle Torri gemelle di New York, così ora dopo l'attacco alle stazioni di Madrid, il Papa ha ripetuto che per vincere il terrorismo bisogna bonificare il brodo di coltura in cui il terrorismo nasce e si sviluppa. Bisogna cioè eliminare le cause che producono ingiustizie, fame e disperazione.

Affinché non succeda più che vengano usati gli Hussam Abdu e gli Abdallah Quran e tutti gli altri bambini soldato. Il futuro del mondo è nella pace, non certo nelle guerre. Neppure in quelle preventive.



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