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Il grande amore per i malati

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In una lettera alla maestra Melania Genitoni (di Castelnovo ne’ Monti, RE), padre Uccelli si scusa per non avere il tempo di rispondere: “Deve scusare se scrivo così poco. È vergogna, lo capisco, ma buona parte del giorno vado fuori a trovare e a confortare poveri malati. Del tempo me ne resta poco. Preghi per me, perché possa ottenere la grazia tanto importante di pensare di più all’anima mia, senza però trascurare le anime affidate alle mie povere cure e alle altre che domandano soccorso”.

Il saveriano p. Bruno Cisco così testimonia: “Andava a cercare soprattutto quelli che erano in difficoltà e malati. I moribondi, molte volte, sono abbandonati a se stessi: lui andava da loro. Se sentiva che uno stava male, correva subito in bicicletta; nonostante gli impegni e le difficoltà, egli trovava il tempo di andare!”.

I poveri e i sofferenti nell’anima e nel corpo erano parte delle sue premure pastorali e missionarie, spinto solo dall’amore di Cristo.

Ecco la testimonianza di Romano Bassanello. “Era sempre in giro con la sua bicicletta scassata, vecchia, arrugginita: era la sua macchina! Con questa bicicletta girava, entrava nelle case: così portava la Parola di Dio, la sua benedizione e tutti avevano stima, perché lui era un santo. Veniva spesso all’ospedale e diceva parole di conforto; era molto portato per i malati e si interessava per loro. Aveva questo spirito di solidarietà con tutti i sofferenti”.

Sulla visita ai malati in ospedale suor Lucietta Zattara dà questa testimonianza: “Veniva spesso all’ospedale, tre o quattro volte alla settimana. Passava nei reparti a trovare i malati che gli erano stati segnalati, là dove era chiamato. Una cosa mi ha sempre colpito: non l’ho mai visto con una veste nuova e ben pulita addosso!”.

Tutte le persone che soffrivano erano in qualche modo oggetto di predilezione da parte del servo di Dio.

Il saveriano p. Ermanno Zulian scrive: “Era il buon samaritano che, a contatto con le miserie altrui, sapeva usare mille attenzioni, le premure più opportune e le più larghe benedizioni. Per tutti aveva una parola, un incoraggiamento, un conforto. Per i poveri poi aveva tanta carità e dedizione, che a un profano potevano sembrare eccessive. Ma il suo zelo era grande soprattutto con i malati.

Chiamato per una benedizione - che impartiva con uno spruzzo d’acqua benedetta della bottiglietta che portava sempre con sé -

sapeva così bene insinuarsi con il suo tatto, la sua giovialità e umiltà, che finiva sempre per confessare anche i più grandi peccatori”.



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