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La storia di Stella d’Africa, Dal deserto del Togo a...

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Dopo il grande freddo è arrivato il sole, luminoso e caldo. D'incanto la natura è tornata a muoversi e i bambini a uscire di casa. Sono quelli di sempre, si parlano da cuore a cuore; si scambiano una complicità, che noi adulti abbiamo perso. La primavera e i bambini si rincorrono. Sono la vita innocente, lo stupore allo stato nascente. Sono il pane azzimo della Pasqua, che ancora non conosce fermenti e il gusto acre del sale.

Con il grembiule, "che bello!"

Nei paesi, sulla strada che dal lago va verso la Valtellina, i bambini portano sulla pelle storie di tutti i continenti. A Nuova Olonio, ad esempio, puoi incontrare Stella, nata in Togo. Stella ha quindici anni, ma già sa raccontare la frusta del vento caldo del deserto tra le foglie di palma e ha già fatto esperienza anche del freddo che in questi mesi scendeva gelido da valle Spluga.

A ben guardare, le sorprese sono entrate nella sua vita otto anni fa, quando suo papà aveva lasciato il villaggio per emigrare in Italia. Le sorprese sono continuate tre anni fa, quando il padre fece arrivare anche lei in Italia, insieme alla mamma e al fratellino.

In Togo, Stella viveva l'età in cui le ragazze vanno spose; qui si è ritrovata addosso il grembiule delle elementari. Al villaggio, il suo nome era "Etoile". A Nuova Olonio, lo stesso nome si pronunciava "Stella". La prima espressione italiana che ha imparato è stata: "Che bello!".

Tre sacramenti insieme

Nel suo villaggio, Stella frequentava il gruppo dei catecumeni che si preparano al battesimo. A Nuova Olonia, ha intuito presto che al battesimo ci sarebbe arrivata solo seguendo la gente che va in chiesa a pregare. La signora Lucia Molatore e altre amiche attente, hanno notato la sua presenza discreta in un angolo della chiesa. L'hanno avvicinata, capita, e hanno iniziato ad accompagnarla nel cammino di preparazione, con tutta la tenerezza e la fedeltà delle migliori mamme.

La parrocchia si è unita alla diocesi di Como, dove la missionarietà cresce anche per il fatto che dal 2007 si preparano gruppi di catecumeni che provengono da tutto il mondo. Al primo anno ne segue un secondo, tutto orientato verso il momento forte, quello del "ritiro dell'elezione", celebrato a San Giovanni in Atrio.

E arriviamo a questi ultimi giorni, quando nella cattedrale di Como, durante la veglia di Pasqua, il desiderio di Stella si è incontrato con la volontà del vescovo Diego, che l'ha battezzata, l'ha cresimata e le ha dato la comunione Eucaristica per la prima volta.

La porta per incontrare Gesù

Un'adolescente africana che arriva a Como per farsi battezzare, non può lasciare indifferenti noi cristiani, sollecitati come siamo a vivere una fede missionaria. Il battesimo di Stella evoca un fatto accaduto anche nella nostra vita. Abbiamo ricevuto il battesimo quando ancora avevamo gli occhi chiusi. Poi, nella misura in cui la vita ci veniva incontro, la vita del battesimo si è fatta astratta. Gli africani hanno una concezione del battesimo molto diversa dalla nostra. Per loro è "la porta" attraverso la quale si incontra corporalmente Gesù, il grande guaritore dei cuori. Attraverso questa porta, entrano a far parte della meravigliosa "tribù di Dio"...

Una volta ho sentito dire: "Un giorno saranno gli africani a convertirci". Tutto è possibile. Ma in questo momento basterebbe l'esempio della nostra "Stella africana", che si rispecchia nelle parole del concilio Vaticano II: "Con il sacramento del battesimo, quando è debitamente conferito e ricevuto con le disposizioni interiori richieste, l'uomo è veramente incorporato a Cristo crocifisso e glorificato, e viene rigenerato per partecipare alla vita divina... Tuttavia il battesimo, di per sé, è soltanto l'inizio e l'esordio, che tende ad acquistare la pienezza della vita in Cristo...".



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