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Andrea e i ragazzi brasiliani

La bassa friulana, all’inizio dell’estate, ha ospitato un evento di grande importanza. Nessuno avrebbe mai pensato che la parrocchia di Teor per tre giorni sarebbe stata al centro di un appuntamento così significativo.

Le distanze non contano

Un gruppo di 16 ragazzi, dai 12 ai 13 anni, è venuto a far visita alla parrocchia. Non è stata una visita qualunque, ma uno scambio di esperienze tra due comunità: quella di Teor in Friuli, appunto, e quella di una città a diecimila chilometri di distanza: Abaetetuba. Abaetetuba (che significa “città degli uomini coraggiosi”) è a nord del Brasile, nella foresta amazzonica vicino all’estuario del Rio delle Amazzoni.

I ragazzi, accompagnati da tre educatrici locali, sono solo una parte dei circa 1.500 ragazzi che compongono la pastoral do menor (cura pastorale dei minorenni) di Abaetetuba.

Un gruppo di questi ragazzi, è venuto in Italia e ha visitato varie parrocchie per raccontare le loro esperienze e per cercare di farci capire che, se si trovano in situazioni di povertà e di emarginazione, la responsabilità è un po’ anche nostra. Ogni soluzione reale e duratura sarà possibile solo se insieme ci si dà una mano.

Dal sogno alla realtà

Tutto è nato nel 1995 grazie a un giovane di Cremona, Andrea Franzini. Andrea mi aveva accompagnato a visitare la diocesi di Abaetetuba e rimase colpito dai tanti ragazzi che correvano il rischio di finire sulla strada. Se qualcuno non li avesse aiutati a dare senso alle loro vite e a superare le esperienze negative vissute nella prima infanzia, probabilmente sarebbero rimasti ragazzi abbandonati a se stessi.

Era solo un sogno; ma quel sogno ora è diventato realtà. Andrea si trova ad Abaetetuba da ben sei anni ed è responsabile di un’iniziativa diocesana che si prende a cuore le vite di tanti ragazzi che sono a rischio. Con lui ci sono anche oltre duecento animatori volontari locali.

Un calcio all’esclusione

I ragazzi di Abaetetuba sono animati da uno slogan che dice così: “Con il pallone diamo un calcio all’esclusione”. Attraverso il gioco, Andrea è riuscito ad attirare molti ragazzi, a entusiasmarli per la scuola e a toglierli dall’ignoranza, che spesso accompagna la miseria. Molti di essi non erano mai andati a scuola; altri avevano iniziato e poi abbandonato tutto; altri ancora la marinavano con facilità.

Da quando i ragazzi sono entrati a far parte della pastoral do menor, che ha saputo e sa dare un senso alle loro vite, tutto è cambiato. Non rimangono più sulla strada a gironzolare o a giocare. Vanno a scuola, perché lo studio è necessario per avere un futuro migliore. La tentazione della droga viene superata e ben presto imparano a stare insieme, a sentirsi persone autentiche, libere. E acquistano dignità, anche se povere e in mezzo a tanti problemi.

Restiamo uniti!

Qui nella bassa friulana la loro presenza è servita a creare un clima autentico di fraternità. Si sono trovate insieme le parrocchie di Teor, Rivignano e Qualso. La preparazione all’evento è iniziata un anno prima e ha avuto il picco massimo nel mese precedente all’arrivo dei ragazzi brasiliani.

La loro permanenza, durata tre giorni, è stata un’occasione stupenda per vivere l’appartenenza alla chiesa come un momento davvero significativo. La Messa, celebrata con la partecipazione di gente proveniente dalle tre parrocchie, è stato un momento veramente ricco di fede, di condivisione, di canti, di gioia e di fraternità.

La loro partenza ha lasciato tanta nostalgia. I nostri ragazzi (soprattutto le ragazzine!) hanno versato lacrime copiose al momento della partenza e del saluto.

Una bella casa per tutti

Durante la partita di calcio tra brasiliani e friulani, io parlavo con Marcicleide, una delle tre accompagnatrici che aveva lasciato a casa marito e tre figli. Le chiedevo un sacco di cose su Abaetetuba, dove c’è ancora una parte del mio cuore. Ad un certo punto le ho domandato: “Ti piacerebbe avere una bella casa come quelle che hai visto in Italia?”.

Non mi ha risposto subito; ci ha pensato un po’ e poi ha detto: “Si, mi piacerebbe tanto, a condizione che tutti i poveri di Abaetetuba abbiano una bella casa!”.

Sono rimasto senza parole. È proprio il contrario di quello che noi pensiamo: io cerco di farmi una bella casa; gli altri si arrangino…  Grazie, Marcicleide, per questa testimonianza. Con semplicità, mi hai dato una bella lezione di vita cristiana!



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