Il dono di suor Ottavina
Per parlare della vocazione alla vita consacrata mi viene in mente il canto: “Lascia che il mondo vada per la sua strada... Ma tu, tu vieni e seguimi”.
È così che mi piace pensare alla mia chiamata alla vita religiosa tra le ancelle della Sacra Famiglia, a quella di mio fratello Gigi, missionario saveriano in Colombia, e a tutte le vocazioni alla vita religiosa, sacerdotale, missionaria e contemplativa che il mio paese di origine - Assemini - ha donato alla chiesa e al mondo intero.
Una famiglia generosa
Lasciamo il nostro paese, “per andare verso la strada che lui ci indica”, attraverso l'ascolto attento e fedele, come risposta alla sua chiamata, e “al nostro paese di origine ritorniamo” dopo aver lavorato nella sua vigna come discepoli e annunciatori della buona novella.
Da Assemini arrivano 15 ancelle della Sacra Famiglia. Qualcuna ci ha già preceduta nella casa del Padre, come suor Ottavina, di cui ora desidero parlare...
La famiglia di suor Ottavina è una tra le tante che ha offerto al Signore ben quattro figli: due sacerdoti missionari e due ancelle. Ora tutti e quattro sono in paradiso! Suor Ottavina se n’è andata così in fretta il mercoledì santo, che tutte noi ci siamo trovate impreparate. Ben consapevole della sua malattia, lei ha continuato a donarsi e ad amare, vivendo il suo mistero pasquale “sepolta e risorta in Cristo”.
Tutto è iniziato nel 2003
Mi sembra ancora di sentire la sua voce squillante e allegra quando il giorno del mio compleanno mi chiamò per farmi gli auguri. Pur essendo malata, era proprio lei che mi anticipava chiedendomi come stavo, facendomi capire che l’interesse fraterno per me era più importante della sua malattia. Nell'ultimo periodo di malattia dietro al suo cordiale “ciao bella”, si poteva intuire la sua richiesta di preghiera per prepararsi bene a incontrare lo Sposo.
Ho conosciuto suor Ottavina “per vie misteriose”, il 28 febbraio 2003, quando mi chiese la disponibilità di lavorare presso la loro scuola materna di Pirri, in sostituzione di una maestra in maternità. In quell’occasione ho scoperto che eravamo dello stesso paese, pur vivendo in parrocchie diverse.
I genitori e suor Ottavina
Ho accettato volentieri l’offerta di lavoro, anche perché avevo da poco lasciato l’impegno di educatrice dei diversamente abili. È stato davvero bello conoscerla, volerle bene, camminare accanto a lei, anche se per pochi anni. È stata per me un dono e così l’ho accolta in occasione del mio ingresso nella comunità di Pirri il 30 ottobre 2004. Quel giorno accanto a me c’erano mamma e papà, due saveriani, madre Rosalba (superiora generale) e le sorelle consigliere.
Nella vita di ciascuno c’è sempre qualche persona che ha tracciato il nostro cammino, che ha segnato la nostra esistenza, che ha dato origine alla nostra storia: i miei genitori per la vita ricevuta; nella famiglia religiosa in cui sono stata accolta suor Ottavina che mi ha guidato.
Un cuore missionario
Sono tanti e belli i ricordi che custodisco nel cuore... Suor Ottavina, silenziosamente e umilmente, mi ha fatto strada e ora continuerà ad accompagnarmi dall'alto. La sua presenza mi guiderà e mi custodirà “sempre”, come è infinita la mia gratitudine e il mio ricordo per quanto lei ha fatto per me!
Suor Ottavina aveva un cuore autenticamente missionario. In tutti i bambini che avvicinava mi ha insegnato a vedere Gesù, al di là della loro estrazione sociale, cultura, colore della pelle, nazionalità. Grazie a lei, ho potuto capire qualcosa di più delle parole di sant’Agostino:
“Quando si ama non si soffre, e se si soffre, la stessa sofferenza è amata”.