Il destino nelle nostre mani?
Alcune pagine del diario di viaggio, scritto in quei giorni (26 giugno - 19 luglio 2013), possono aiutare a conoscere meglio l’esperienza vissuta in quei giorni e la visita alle attività dell’associazione “Muungano” nella città di Goma.
Dalla prigione, grida di rivolta
Un pomeriggio particolare. Canti nella cappella della fraternità, grida dei detenuti nella prigione vicina, tentativo di evasione, spari, bombe lacrimogene, vociare… Solo più tardi torna la calma.
Celebriamo nella nostra cappella la Messa in memoria di Paola Mugetti, nostra sorella di viaggio, con cui abbiamo vissuto tanti anni insieme a Goma. Dopo il tentativo di fuga da parte dei detenuti, non è stato possibile celebrare la santa Messa in prigione. Partecipiamo alla Messa dei bambini in cattedrale. È vivacissima!
La Messa è un tempo forte, religioso e umano. Si tocca con mano quanta forza e pace sprigioni il vangelo. I canti, l’ascolto partecipato, l’invito del sacerdote congolese, i volti amici di tante persone, sono stati un motivo di grande gioia. Lì, su quella strada, fiumi di persone, di sfollati, di soldati sono passati e alcuni si sono fermati.
La vita della gente sembra esprimere la vita della natura stessa, semplice e vera, forte e paziente come le piante e l’erba della valle.
Ringrazio il Signore per il dono di oggi, degli incontri, della gente, dei campi che abbiamo attraversato.
La mia stanchezza e la forza di Luisa
Mi sento particolarmente stanco… Nella mia debolezza e povertà ho pensato a Gesù, nella sua casa di Nazareth. Lì vedo la mia dimora. In ogni situazione, se apriamo il cuore a Dio, possiamo cogliere il dono della sua pace. Grazie Signore, perché mi doni di scoprire e sperimentare qualcosa della povertà. Ho già incontrato poveri che soffrono davvero e hanno fame… Mi sento vicino a loro, uno di loro. La debolezza che porto nel mio corpo, la lentezza della mente mi avvicina a loro.
Anche questo è sentirsi insieme come l’unica famiglia. Anche la povertà è dono. Quanto è vero! Solo nel futuro, nel “sempre” di Dio che è amore, s’illumina il presente.
Ho il tempo di osservare Luisa Flisi, la missionaria laica che ci accoglie: vive in Congo da quarant’anni, con Antonina, ora in famiglia in Italia. È bello vedere il suo impegno di donna di Dio: la sua azione al centro Gram per l’accompagnamento dei malati di Aids; poi le tante attenzioni con i disabili di Betania, i detenuti del carcere; e stasera l’impasto del bugali che porta ad alcuni poveri con un po’ di carne e intingolo. È commovente. La sua comunità è la gente, soprattutto i più bisognosi. Grazie Signore, per i tuoi missionari e missionarie, una presenza di vangelo vivo.
I giovani: il destino è nelle nostre mani
Parlo con Guy Kibira, presidente del consiglio provinciale dei giovani del nord Kivu. Mi parla dell’importanza di internet oggi, per comunicare anche con i giovani della diaspora nei vari paesi del mondo.
“Subire, subire, subire… questa è la nostra condizione. Subiamo ancora le conseguenze della cultura del genocidio, con la presenza di forze negative nel territorio e l’esportazione dei minerali. Il Rwanda ne ha il controllo.
Crediamo tuttavia nel cambiamento e vogliamo collaborare con i fratelli vicini. Qui c’è chi è stanco e accetta la balcanizzazione, ma molti altri - una grande maggioranza - vuole l’unità del paese. Molti giovani sono reclutati con la forza, lavori forzati, stupri… Dimostrano quanto sia scombussolata la struttura dello Stato.
Nel territorio controllato dall’M23, quest’anno 5.000 studenti non si sono presentati agli esami di Stato, causa le tasse eccessive. C’è una cattiva gestione dello Stato, il presidente è chiaramente compromesso. L’esistenza dei gruppi armati nasce da questa situazione. Per quanto riguarda l’M23… hanno saccheggiato la città: come sperare su di loro?”
Kibira chiude il suo messaggio dicendo: “Il destino del nostro Paese è nelle nostre mani”.
La missione: seme che deve marcire…
Partecipiamo alla Messa di esequie del giovane Abbé Faustin, parroco di Karambi, deceduto per infarto la domenica precedente. Aveva subito un attentato la settimana prima. Troviamo riunita la chiesa di Goma. Il clero locale è numeroso. Il vescovo esprime con dolore i sentimenti della grande comunità dei fedeli appartenenti a tutte le comunità etniche.
Davvero il vangelo è una luce, è un forte motivo di aggregazione. Le parrocchie della diocesi sono tutte aperte, nonostante i diversi gruppi armati che controllano il territorio. Forse è l’unica rete istituzionale che arriva ovunque attraverso le varie comunità e aggregazioni laicali. Eppure i viaggi sono sempre un rischio. Ne parliamo in seguito con il vescovo, deciso nel proporre comunione e relazioni concrete, ovunque e aperte a tutti.
Ripenso al valore della missione, come un seme che deve marcire nel solco per rinascere chiesa locale. Davvero la chiesa è opera del Risorto e del suo Spirito a cui la missione affida con fiducia le comunità.