Agli sfollati: un telo e pochi fagioli
La città vive un tempo di timore, la minaccia di una nuova occupazione. Nell’apparenza tutto sembra tranquillo; è tempo di attesa, ma continuano ad arrivare sfollati dai villaggi vicini. Mettiamo tutto nelle mani del Signore, certi che Egli vive con noi il tempo e il mistero della nostra Pasqua.
Nel pomeriggio visitiamo il campo degli sfollati a Buhimba. Quando arrivano viene data loro una “bâche” (un telo), alcuni chili di fagioli, e poi devono arrangiarsi… “Tanti - mi dice suor Georgette - muoiono peggio delle bestie”. Ascolto e sento come un colpo di frusta.
Siamo colpiti. I rifugi (capannette) sono migliaia e migliaia, a perdita d’occhio. Parliamo con la gente; vari li conosciamo. Ci raccontano con dignità la loro situazione… È durissima. Hanno lasciato i loro campi e si ritrovano tra gli sterpi, sprovvisti di tutto. Ci sentiamo impotenti, porteremo in seguito un aiuto a suor Giovanna, che ci accompagna e visita abitualmente il campo, per comprare un po’ di bâche o di coperte.
Celebro la Messa al centro per handicappati, dove abbiamo vissuto come Fraternità per sette anni. Il legame con i disabili è per me una scuola.
Mi insegnano a vivere semplicemente, portando con semplicità e coraggio la propria croce.
Sono andato a salutare il gruppo della “Fraternità dei disabili”, riuniti in sessione per una settimana. È stato un incontro pieno di gioia.