Il desiderio della missione: "Grazie, p. Romano, fratello mio"
Era il 1973 quando p. Romano Didonè giunse nella missione saveriana di Rumonge, in Burundi, dove la vita stentava a ridestarsi dopo l'eccidio e l'oppressione dell'anno prima. Fu una gioia ritrovarci dopo tanti anni trascorsi insieme sui banchi di scuola, a partire dal 1945, fino a quel mattino del novembre 1958 a Parma, quando insieme finalmente eravamo diventati preti per sempre.
La missione a Rumonge
In quei giorni, il nostro impegno era convincere la gente che la vita era ancora possibile, che nessuno poteva rapirci la speranza. Con p. Romano ci raccontavamo le nostre esperienze, soprattutto quelle che ci consentivano di vedere qualche spiraglio di luce: la donna liberata dietro nostre insistenze, i cristiani che lentamente riprendevano a vivere...
All'inizio, p. Romano trascorreva le sue giornate tra lo studio della difficile lingua kirundi e le varie necessità della casa. Poi anche per lui cominciò la gioia dei primi safari... Ricordo la gioia con cui tornò dalla prima esperienza. Non mi disse molto, ma i suoi occhi bastavano a esprimere l'emozione: giungere alla fine della prima omelia, ripercorrendo le poche righe che sei riuscito a scrivere, con ore di fatica, è un'emozione forte.
La sentinella della casa
Poi giunse anche l'inatteso. Ricordo il giorno in cui trovai la jeep delle saveriane davanti casa. Teresa stava accanto a p. Romano. Lui era coricato e gemeva in silenzio. Un attacco cardiaco non lo aveva stroncato solo per il provvidenziale arrivo della suora infermiera. Dopo alcuni mesi di cura tornò: era grande il suo desiderio di missione.
Ma dovemmo dividerci i compiti. Il suo fu quello di vegliare alla nostra casa. Ricordo la gioia di quei tempi, quando tornavo stanco dal viaggio e trovavo la sua accoglienza fraterna. La gente trovava sempre la porta aperta e p. Romano disponibile per accogliere, ascoltare e consolare. Poi a me fu chiesto di guidare il centro catechetico diocesano, per cui dovetti andare altrove. Ma quell'amicizia serena e preziosa, la conservo nel cuore come una delle cose belle. Grazie, fratello mio.
"Ho imparato tanto..."
Anche la saveriana Rosalinda Rocca ha un bel ricordo dei quattro anni vissuti con p. Piergiorgio e p. Alberto, fr. Lucio e p. Romano.
"Era un quartetto speciale! La comunità di Rumonge era chiamata "Galilea delle genti": un via vai di persone in cerca di aiuto, di pace, di sostegno per fuggire dalla paura e dalle vendette. In questa comunità ho imparato tanto.
Padre Romano era economo della casa e seguiva i progetti nelle varie succursali con chiarezza e competenza. Nel suo ufficio sempre aperto, accoglieva e ascoltava tutti con rispetto, cercando di capire le varie situazioni difficili e intricate. La mia prima esperienza missionaria è stata segnata dal modo di accogliere e di ascoltare di padre Romano.
Grazie di cuore". Sr. Rosalinda Rocca, mM.