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Il crocifisso che rifiutava di stare nella nicchia

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Le persone si avvicendano, la missione rimane

Da alcuni secoli tra la popolazione di Piacenza e dell'Appennino, si perpetua la consapevolezza che al crocifisso di s. Chiara sta troppo stretta la nicchia confezionata per lui dalle monache dell'antico convento. In questa Pasqua, nella Comunità dei missionari Saveriani sono avvenuti degli avvicendamenti e subito ci si è preoccupati di rinverdire la memoria di questa tradizione piacentina.

Seguendo una consuetudine inveterata tra i missionari, i padri Pierino Regazzoli e Giulio Mattiello sono stati destinati ad un nuova Casa; mentre i padri Lino Maggioni e Giovanni Pes sono venuti a rimpiazzarli. Ai padri che partono trasmettono la riconoscenza di tanti amici, e li assicurano che continueranno ad assecondare l'inclinazione del crocifisso di s. Chiara ad andare verso i crocevia dell'umanità, dove culture differenti si incontrano con la speranza che il mondo di domani sia migliore di quello di oggi.

Una leggenda sorta nel Medioevo

Era la fine del Medioevo. In una notte invernale, con la città semisepolta dalla neve, due giovani, belli come angeli, suonano la campana del convento. Alla suora che apre, lasciano in deposito una cassetta, contente un crocifisso. Poi promettono che sarebbero passati a ritirarlo. Ma nessuno li vide più.

Come per incanto la chiesa di s. Chiara iniziò ad animarsi di gente: moltitudini di malati, vittime di grandi epidemie che in quei secoli decimavano la popolazione europea, facevano ressa davanti al crocifisso miracoloso. File interminabili di  padri e di madri che aspettavano il ritorno dei figli militari dal fronte. Il crocifisso non si stanca di accogliere a braccia aperte gente umile insieme a principi, nobildonne e mercanti.

Quante storie, quanta sofferenza, quante preghiere esaudite. Il crocifisso di s. Chiara offriva loro rifugio nelle ore di solitudine, conforto negli attimi di delusione e speranza nei momenti di abbandono. È stato loro compagno indispensabile nel cammino spesso non breve della ricerca e delle aspirazioni. La sua contenuta tristezza è stata come il luogo di una calda e piena comprensione in mezzo ad un mondo che diveniva sempre più freddo.

Quando infine sembrava che quei due giovani, belli come pochi, si fossero dimenticati di tornare al convento per reclamare la famosa cassetta, il crocifisso stesso mise in atto una strategia per uscire dalla chiesa di s. Caterina e recarsi là, dove la gente vive, lavora e soffre. Le cronache dei tempi passati ci hanno tramandato che c'è stata un'epoca in cui il crocifisso miracoloso veniva trasferito in cattedrale per l'intera durata della Settimana Santa.

Là tutta la popolazione avrebbe potuto contemplare quel volto bello, composto in un sublime atto di amore. Posta di fronte all'estensione delle sue grandi braccia spalancate, la popolazione sarebbe stata in condizione di decifrare meglio la larghezza e la profondità del perdono di Dio. Ai tempi delle "Rogazioni", la presenza del crocifisso miracoloso fu notata anche lungo i pendii dell'Appennino, dove gli scarafaggi minacciavano i sudati raccolti.

Il crocifisso va in missione

Forse i due giovani della leggenda sono tornati a bussare al convento di s. Chiara. Forse son tornati nel 1950, nascosti nel folto gruppo di studenti Saveriani che, prima di partire per le missioni in Asia, in Africa e in America, bussarono alla porta del vescovo di Piacenza, chiedendo ospitalità. Bastò che il vescovo dicesse loro: "La vostra abitazione è in s. Chiara" e il crocifisso miracoloso, attraverso i nuovi arrivati, cominciò a comunicare ai piacentini di voler attraversare ancora una volta lo stradone Farnese.

Ma questa volta, per portare la sua salvezza fino agli estremi confini del mondo. Dal primo arrivo dei missionari a Piacenza sono passa ti cinquant'anni. Ma i Saveriani sono sempre alla ricerca di nuovi addentellati della leggenda con la storia locale. Anzi, in questi giorni, ci chiediamo se l'attuale avvicendamento, nella Comunità di Saveriani, non sia voluto dal crocifisso di s. Chiara.

Gli piacerebbe tanto che i giovani piacentini delle nuove generazioni, non lo facessero partire da solo ad annunciare il Vangelo dove la Chiesa è ancora a crescita zero. Una cosa è certa. La stagione dei miracoli del crocifisso di s. Chiara non si è ancora conclusa.



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