Il con-testo… sinodale di quei giorni
Il coinvolgimento e ascolto della chiesa locale e della popolazione ha fatto sì che i vescovi delle 106 giurisdizioni ecclesiastiche della regione amazzonica giungessero a Roma coscienti di rappresentare la loro gente. Hanno sentito la responsabilità di farsene effettivi portavoce, preoccupati di non “tradire” le loro attese.
Ciò si è realizzato grazie anche alla costante presenza del Papa, fattosi garante e sprone di un dibattito senza censure. I vescovi infatti hanno quasi sempre parlato con libertà, coraggio e con l’autorevolezza derivante dal farlo “in nome” della propria chiesa locale. Veri protagonisti si sono rivelati, però, tre attori “imprevisti”: la quindicina di uditori e uditrici appartenenti ai popoli indigeni, che hanno portato nell’aula sinodale la carne viva dei conflitti che attraversano l’Amazzonia e la voce delle vittime; le 35 uditrici (religiose e laiche) che, pur avendo solo parola e non voto, con i loro interventi appassionati e concreti, hanno dimostrato come il ruolo e lo spazio delle donne nella chiesa cattolica e nelle strutture ecclesiastiche sia una questione non più eludibile; le molte persone venute dall’America Latina che, per tutta la durata del Sinodo, fuori dall’aula, sotto l’ombrello “Amazzonia Casa comune”, hanno pregato, raccontato i problemi di quel bioma, approfondito la situazione delle popolazioni native, discusso dei possibili “nuovi cammini” ecclesiali.
Ci sono state 130 celebrazioni, veglie, conferenze, tavole rotonde, processioni, che hanno creato un clima di profonda comunione. Il tutto è culminato nella Via Crucis dei martiri (i molti religiosi, sindacalisti e leader indigeni uccisi negli ultimi decenni, i cui ritratti hanno adornato il tavolo della presidenza del Sinodo) e nella firma del Patto delle catacombe per la Casa comune. Memori di un analogo documento siglato da 42 padri conciliari alla fine del Concilio Vaticano II, centinaia di persone, tra cui decine di vescovi, si sono impegnate a lavorare “per una Chiesa con volto amazzonico, povera e serva, profetica e samaritana”.
Fuori dall’aula sinodale si sono fatti sentire anche gli oppositori del Sinodo, sia i gruppi tradizionalisti (appoggiati da mass media ultraconservatori soprattutto statunitensi) sia alcuni cardinali (i tedeschi Walter Brandmüller e Gerhard Müller). Erano accomunati dal vedere ovunque eresie e idolatrie, finendo così per autoescludersi dal dibattito.