Il periodo tarantino insieme a voi…
Ciò che sto dicendo non deve far pensare che io sia rimasto a Taranto contro voglia. Nella mia vita, sono andato sempre con gioia là dove l’obbedienza mi ha mandato. Quando sono arrivato a Lama, l’8 settembre 2014, avevo già in mente un chiaro orientamento di animazione missionaria basata su Evangelii Gaudium e sulla situazione congolese.
Nel Centro missionario diocesano e nelle parrocchie partii senza indugi, cogliendo l’occasione dell’ottobre missionario. In seguito, ho tirato fuori il “discepolo-missionario”, specialmente nelle omelie dell’Eucarestia. Però mi accorgevo con dispiacere che, a Taranto, Evangelii Gaudium non era troppo conosciuta… Tre gruppi di “discepoli-missionari” seguirono la formazione per tutto il 2015. Però, solo nella parrocchia di Sant’Egidio il gruppo diventò operativo, nel quartiere residenziale Pezzavilla. Motivi esterni ne impedirono l’operatività nell’anno pastorale 2016-’17 e, per alcuni mesi, continuammo con la formazione biblica. Nel frattempo, a Taranto, si intensificò il flusso migratorio proprio dall’Africa. Provvidenzialmente, incontrai un Centro d’accoglienza in cui molti immigrati provenivano da paesi di espressione francofona. Qui ebbi modo di offrire un paio d’ore settimanali, unendo all’insegnamento della lingua italiana qualche spunto di formazione umana e di cultura spicciola.
Fin dall’inizio si presentò il bisogno di trasmettere il concetto di fraternità tra loro e verso gli altri, cosa che facevo con gran piacere, essendo questa la base anche della spiritualità missionaria saveriana “fare del mondo una famiglia”. La chiesa è la Famiglia di Dio! Al concetto di famiglia abbiamo riallacciato anche il gruppo di amici legati alla comunità di Lama, denominandoli “famiglia saveriana allargata”. In Congo, per il 50° di presenza saveriana, nel 2008, i confratelli pensarono a una maglietta commemorativa con la scritta “Faire du monde une famille dans le Christ”. Una di quelle magliette, la indosso ancora e ultimamente l’ho portata con me a Locorotondo, dove mi è stato chiesto di animare un ritiro sulla spiritualità saveriana.
Da Taranto porto con me tante cose belle. Oltre al buon clima e all’ottima tradizione alimentare, altre cose mi hanno toccato il cuore. Innanzitutto la “famiglia saveriana allargata”: le Eucarestie, le chiacchierate, le feste (animate anche dal piccolo gruppo musicale Kalembelembe) e quel venirci incontro in tante occasioni. L’amicizia vera con tante persone non si perderà mai, perché ha qualcosa di divino/eterno. Non si può dimenticare il Gruppo biblico-missionario di S. Egidio e i membri del Centro missionario diocesano (rimarranno indelebili nella memoria quelle ore di adorazione sotto la tenda in occasione delle giornate missionarie mondiali).
Ogni volta che usate il cellulare o qualsiasi altro strumento elettronico, pensate che senza il coltan del Congo, non sarebbe possibile. E per quel coltan, in Congo, giovani, adulti e anche bambini lavorano peggio degli schiavi… Ciò ci spingerà, sempre più, a solidarizzare con i poveri.