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Il carisma della missione: L'eredità missionaria

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A noi dovrebbero risuonare in cuore le parole uscite dal labbro di Cristo, espressione d'una carità infinita: "Io tengo altre pecorelle che non appartengono al mio ovile, ma che io debbo raccogliere, affinché si formi un solo ovile sotto un solo pastore". (Beato Guido Conforti)


Nel racconto di Giovanni al capitolo 10, il Pastore si occupa del suo gregge, ne ha cura diretta, lo porta al pascolo e lo riporta all’ovile. Quelle pecore gli sono state affidate. Non fugge, né dall’assalto dei ladri né di fronte alla ferocia del lupo. Conosce ed è conosciuto dalle sue pecore. Il Pastore sente però che questo non esaurisce il suo compito. Egli ha un’eredità più ampia e preziosa. Gli è stato affidato un programma ben più universale e un progetto da realizzare che tocca gli estremi confini della terra. Diventa allora Avvocato presso le sue pecore e si impegna perché tutta la sua comunità si comprometta nella realizzazione del suo sogno:

"si formi un solo ovile con un solo pastore".

Per il sacerdote e vescovo Conforti questo è un "amoroso voto del Redentore come una preziosa eredità lasciata a noi, come un programma divino da attuare. Quando Cristo pronunciava queste amorose parole, egli anelava alla conquista del mondo intero e tracciava il compito dell'apostolato; e la Chiesa, erede del suo Spirito, lungo il corso dei secoli non ha mai cessato un istante di lavorare all'attuazione del grande disegno. Ma quanto cammino rimane ancora da percorrere prima che il voto di Cristo sia adempiuto! Troppi ancora ignorano Cristo e l'opera sua! Eppure la parola di Cristo si deve avverare in pieno e l'apostolato cattolico tende appunto a questo, con tutti i mezzi di cui può disporre".

Il Pastore sa che proprio questa è la via maestra perché i suoi fedeli non rimangano essi stessi senza la fede che solo si rafforza donandola.

Solo con l’interesse, la conoscenza, l’impegno di tutta la comunità cristiana per le missioni, solo una pastorale “in estasi”, cioè lanciata verso l’esterno, può salvare la fede e il pastore può dire di avere davvero messo al sicuro le sue pecore. Paradosso evangelico: portando la barca della sua parrocchia al largo – come chiese Gesù a Pietro – la mette al sicuro. La pesca si moltiplica e la sua opera di pastore "diviene completa, sempre più efficace e con esito sicuro".

E allora, solo allora, sogna il vescovo di Parma: "l'apostolato continuerà senza stenti nella sua marcia trionfale verso la conquista del mondo. Ma noi intanto dobbiamo istruire i fedeli su questa loro obbligazione, dobbiamo essere la guida del movimento missionario, gli avvocati dei poveri infedeli, il trait d'union tra le nostre chiese e quelle nascenti delle missioni e non lavoreremo invano".



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