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Chiamati alla missione: Un popolo da salvare... (p. Prandina)

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Padre Cornelio Prandina,"uomo completamente dedicato al popolo che Dio gli aveva affidato". Così il suo vescovo di Nampula, in Mozambico, mons. Vieira Pinto dipinge padre Cornelio, missionario comboniano. La sua morte a 49 anni, è avvenuta il 12 settembre 1992, esattamente nel giorno anniversario del suo battesimo. 

La ragione che mi fa scegliere questa figura - simbolo di tanti missionari del nostro tempo - è la sua identificazione con il popolo mozambicano nelle fasi cruente della liberazione dal colonialismo portoghese, da un marxismo importato e violento, da un capitalismo alienante e sfruttatore.

Chiesa e Cristo stranieri in Africa. Quando arriva in Mozambico, il 2 luglio 1972, trova una situazione politica ed ecclesiale esplosiva. Così scrive ai suoi amici in Italia: “Voi pregate molto perché si venga a un atteggiamento, da parte dei nostri vescovi del Mozambico [tutti portoghesi, n.d.r.], chiaro ed evangelico. Altrimenti me ne vado via. Non mi interessa dare la vita, ma voglio che il popolo sappia perché la do. Una chiesa che non parla, per paura o interesse, rende equivoca e dubbiosa la testimonianza dei singoli missionari”.

La sua contestazione non va però solo contro il “patriottismo” dei vescovi. In un’altra lettera scrive:

“Gli africani non sanno che farsene del Cristo come è presentato e vissuto: è un europeo che chiamano Dio e che ha dato i dieci comandamenti. Non libera, non salva, non rispetta nessuno. Lui ha detto se vuoi, ma gli altri te lo impongono. Lui è venuto a salvare e qui invece si insegna che bisogna mangiare con forchetta e coltello…”. Questa preoccupazione per un Cristo africano in Africa cresce quando egli è nominato responsabile del centro catechistico.

Contro miseria e guerra, per amore. Conosce più tardi ore di rabbia, di impotenza e di scoraggiamento, quando scopre che, raggiunta l’indipendenza, i movimenti di liberazione trascinano il popolo nella lotta fratricida, per ragioni di ideologia, di potere e di vantaggi privati. Le sofferenze e la fame che vede intorno a sé lo spingono a mobilitare tutto e tutti, ma soprattutto a lottare contro le cause di tanta miseria e della guerra.

Mons. Vieira Pinto sintetizza così l'impegno missionario di padre Cornelio:

“A spingerlo era sempre l’amore per il popolo e la passione per la chiesa. Tra la sua gente ha dato tutto quello che poteva dare, convinto che un giorno anch’essa avrebbe visto rispettati i suoi diritti. Io gli devo molto per ciò che ha fatto per avviare le prime comunità cristiane, per edificare una chiesa di comunione e di ministeri, una chiesa inserita nel popolo in modo che lo stesso popolo la sentisse come propria. Proprio perché appassionato dell’uomo, ebbe a soffrire incomprensioni, accuse e persecuzioni. Anche questo ha concorso alla malattia [un’epatite B trascurata e diventata alla fine cirrosi epatica irreversibile, n.d.r.] che gli ha accorciato la vita”.

Ciò che caratterizza la missione, a partire dal concilio Vaticano II, è l’amore per i popoli, per i loro diritti, per la loro libertà, per la loro cultura. Non esiste una salvezza eterna che sia avulsa da una salvezza anche temporale per la quale ogni cristiano deve impegnarsi con umiltà e con coraggio, testimoniando ovunque l’amore di Dio per quella porzione di umanità, che è già parte del suo Regno, anche se solo nella speranza.

L’ingiustizia, che offende un gruppo umano, offende Dio e la lotta di Dio contro il faraone si ripete nei secoli. Ogni missionario è un nuovo Mosè.


Segnaliamo i volumi pubblicati da EMI, Bologna 1994:
  • LORENZO GAIGA, Cornelio. Missionario scomodo;
  • ANGELO MONTONATI, Padre Coraggio;
  • CORNELIO PRANDINA, Carissimi il sole sorgerà. Epistolario.

Per richiederli: Libreria dei Popoli - p. Gianni Zampini, Via Piamarta 9, 25121 Brescia - Tel. 030-377.27.80 - Fax 030-377.27.81 - E-mail: libreria@saveriani.bs.it



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