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Campi estivi d'amicizia in Burundi: Ogni estate, tre mesi di pace

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Siamo già in estate, una parola magica per i giovani del centro giovani Kamenge, un laboratorio di pace, alla periferia di Bujumbura, capitale del Burundi. I giovani iscritti sono 22.500; le persone con cui lavoriamo nei quartieri attorno a noi sono circa 200.000. Qualcuno ci definisce un'oasi di pace; a noi piace di più essere un luogo di pace. Qui si impara a vivere insieme, per non ricadere nelle crisi, nei massacri, nella guerra.

Prepariamo, insomma, le nuove generazioni per un Burundi di pace.

La macchina di speranza

Durante l’estate si fanno mille cose per incontrarci, per stare insieme, per riflettere: tornei e giochi, giornate di riflessione, manifestazioni e incontri con video forum, campi di lavoro e di formazione. Solo i campi mobilitano 1.800 giovani. A gruppi, vanno a fare mattoni nei quartieri, 15 giorni per gruppo; e intanto vivono e riflettono insieme.

È come una macchina di speranza che non ha limiti.

Anche quest’anno la macchina si è messa in moto. Il primo campo è stato dal 22 giugno al 3 luglio, per i giovani dai 16 ai 30 anni che non vanno a scuola. Il secondo, dal 6 al 17 luglio, è riservato ai giovani della stessa età delle 4 parrocchie cattoliche dei quartieri. Il terzo campo, dal 20 al 31 luglio, è per le 25 comunità cattoliche, protestanti e musulmane. Il quarto e quinto campo, dal 3 al 28 agosto, sono per i giovani dei quartieri.

Amicizia per tutti, in tante lingue

Le iscrizioni vengono fatte in tutti i quartieri, 50% ragazzi e 50% ragazze. Così per due settimane si trovano insieme tutsi e hutu, burundesi e congolesi, rwandesi e kenioti, dei vari campi profughi e altri, di diverse religioni, ricchi e poveri, studenti e operai. È il quinto anno che organizziamo questa struttura di pace, ogni estate, per tre mesi interi.

Quest’anno il nome dei campi è Amicizia. Tutti i gruppi hanno lo stesso nome, ma in lingue diverse: amicizia e… yujo, bondeko, amizade, amitié, youyi, amistad, agape, sadaga, grysicida, ubugenzi, ujamaa, friendship, freundschaft, vanskap.

Mattoni per le case e formazione umana

Ad ogni campo prendono parte 300 giovani, inclusi gli animatori e organizzatori, suddivisi in 15 gruppi di 20 persone ciascuno. Si inizia alle 7,30 del mattino. Si canta, si legge un pensiero di un profeta d’oggi, si beve un bicchiere di te, si mangia un pezzo di pane, si programma la giornata e poi, presi gli strumenti di lavoro - pale, picconi, bidoni, secchi, carriole, zappe, rastrelli… - si parte per 4 ore di lavoro. A fare mattoni, per case abitate da handicappati o vedove o famiglie povere; l'anno scorso hanno fatto 225 mila mattoni. Oppure a pulire strade e fossati nei quartieri.

Passate le ore di lavoro, si rientra; si depositano gli strumenti e si fa la doccia; si mangia un piatto di riso e fagioli, sempre in gruppo, attorno a una stuoia, e ci si riposa un po’. Nel pomeriggio, alle 2,30 inizia la formazione: diritti dell’uomo; situazione dell’Aids in Burundi; l'informazione in periodo di guerra; codice di condotta personale e familiare; micro progetti e sviluppo; droga e violenza nei quartieri con il teatro degli oppressi; lavori di gruppo; disegno e poesia sul tema di pace; giochi nei quartieri; un film con discussione; Aggeo un profeta che ci incoraggia… Un tema al giorno. Fino alle 17,00; poi si parte per casa. Due settimane piene così.

Un grande coro di voci positive

L’ultimo giorno ci si saluta con un pomeriggio di teatro e canzoni. Ogni gruppo prepara qualcosa per gli altri. E c'è anche un premio, per tutti: dieci quaderni, due biro, un compasso… per andare a scuola il prossimo anno.

Le cose più belle sentite e vissute: "giovani tutsi e hutu in quartieri tutsi e hutu, insieme; è un’esperienza di gruppo che mi fa vivere mesi di speranza; quando non arriviamo in tempo nei quartieri, la gente si chiede se c’è qualche crisi in vista; fare qualche cosa per gli altri, gratuitamente, ti rende felice; qui non si tratta di fare bla bla di pace, ma di lavorare per raggiungerla…". Queste e tante altre espressioni positive compongono un coro di voci e di esperienze.

A noi resta la pazienza di mettere insieme più di sette mila persone e selezionarne solo 1.800, perché non abbiamo né spazio né possibilità di impegnarne di più.


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