I missionari martiri di Vicenza
La veglia di preghiera a Monte Berico
Nella basilica di Monte Berico, il vescovo mons. Pietro Nonis ha invitato alla preghiera con questa invocazione: "Ai piedi di Maria, in nome dello Spirito Santo e con la voce dei nostri martiri vicentini, innalziamo la nostra supplica in questa veglia missionaria. Chiediamo di superare la nostra mediocrità, le nostre incertezze, per essere testimoni della salvezza portata da Cristo per tutta l'umanità, messaggeri di pace e di perdono".
"Uccidono solo il corpo"
I numerosi partecipanti sono accolti dal saluto iniziale di p. Michele Carlini. Sono presenti anche i familiari dei martiri. Vengono scanditi i nomi dei martiri: si intrecciano francescani, comboniani, saveriani, stimmatini. Sulle colonne, risaltano le maxi foto di p. Ottorino Maule, saveriano di Gambellara (VI) e di mons. Giacomo Bravo, direttore dell'ufficio missionario, ultima vittima, insieme a mons . Antonio Doppio, arciprete di Schio, mentre erano in Sudan, nel Paese della beata suor Bakhita , per la sua festa.
P. Luciano Bicego tratteggia, secondo il pensiero di mons. Bravo, chi è il missionario: "È colui che si è lasciato sedurre dal Signore, travolto come da un torrente in piena, come il profeta Geremia. È colui che osa mettere in pericolo la propria vita, credendo alle parole del Vangelo: non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo. Il missionario è un infatuato dall'amore". Una grande croce nuda è issata di fronte al coro, colpita da un fascio di luce.
I martiri del nostro tempo
Mons. Nonis, nella sua omelia, ricorda le parole di Cristo, alla vigilia della passione: "Se il chicco di grano non muore, non porta frutto. Qui è condensato il dramma della salvezza, iniziando dal corpo di Cristo, inchiodato al legno".
"I martiri dei primi secoli, - prosegue mons. Nonis - le accanite persecuzioni di Roma imperiale, si allacciano a quelle del nostro ultimo secolo, non meno furenti. È sconvolgente la sete di martirio, unita all'umiltà di coloro che se ne reputano indegni".
Scorre il filmato di sangue, con le dittature del Messico, della Spagna: preti, suore, laici , vengono falciati a migliaia, fino talora alla pazzia di disseppellire il cadavere di un prete per rifucilarlo. Si susseguono gli orrori delle ultime guerre: dai campi russi di sterminio a quelli di Hitler. Si rileggono le vicende agghiaccianti di Anna Frank, di padre Colbe, di Edith Stein.
Ma non sono kamikaze
Oggi la persecuzione, subdola o aperta, contro la chiesa non demorde e non è limitata ai territori di missione; eppure non viene meno l'entusiasmo dell'annuncio. Mons. Nonis richiama un episodio di Padre Ferracin, ancora ragazzo e la sua gioia di donarsi all' Africa: "Voglio toccarla - diceva - e poi muoio". Ma non confondiamo i nostri martiri con i kamikaze: sarebbe un'offesa ai testimoni di Cristo. È ben diverso il sacrificare la propria vita per gli altri, dalla pretesa di distruggere, insieme alla propria, la vita altrui.
Al termine, il vescovo si rivolge alla Trinità Santa perché ridoni la pace, attraverso Maria, partecipe al martirio del Figlio, e per le sofferenze dei martiri.