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I dubbi di Lucia: Di che botteghe si tratta?

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Ore 11.30, un lunedì di fine novembre. Lucia sta facendo la spesa alla Coop vicina a casa sua. Burro, pane, yoghurt e due fettine di carne; il carrello si riempie, manca solo il caffè. Nello scaffale la scelta è ardua: c'è quello super reclamizzato e quello super-scontato, quello della raccolta punti e quello del viaggio in Usa; ce n'è uno con un marchio nuovo: "Trasfair Italia, un prodotto del Commercio Equo". La veste è semplice, il nome curioso, "Solidarietà". Il caffè finisce nel carrello.

Ma che cos'è esattamente questo marchio Trasfair? Spiega Paolo Pastore, coordinatore di Trasfair Italia: "Si tratta di un marchio internazionale del Commercio Equo, cioè di quel mercato alternativo presente in Italia da oltre dieci anni, che mette in contatto diretto le Cooperative di produttori del Terzo Mondo con le Cooperative di vendita dei Paesi del Nord, saltando la mediazione strangolatrice delle multinazionali. Trasfair è nato nel '92 a Stoccarda, fondato dalle principali organizzazioni europee del Commercio Equo; ma è diffuso anche in Canada, USA, Giappone. Lo scopo è semplice: rendere disponibili nella grande distribuzione quei prodotti del Commercio Equo che da anni ci sono, ma che venivano venduti solo nelle Botteghe del Terzo Mondo".

Lucia ha finito di pranzare e decide di provare il caffè acquistato. L'etichetta recita: "Il prezzo riconosciuto ai produttori consente loro di promuovere migliori condizioni di vita e opportunità per uno sviluppo autonomo".

Lucia è contenta, ha contribuito a non sfruttare i lavoratori del Terzo Mondo, ma che garanzie ci sono per lei che tutto questo sia vero?

"Le organizzazioni produttrici devono rispettare una serie di criteri per ottenere il marchio - spiega Pastore -.

Primo: la democratizzazione. Si scelgono cioè i gruppi di produttori con scarsa o nulla partecipazione al mercato tradizionale, controllando che tutti i membri partecipino al processo decisionale. Il requisito è fondamentale per godere di un prefinanziamento per avviare le attività e superare le difficoltà iniziali.

Secondo: il prezzo del prodotto deve coprire i costi di produzione e garantire un margine per investimenti di tipo sociale e produttivo più un bonus per la coltivazione biologica.

Terzo si garantisce al gruppo una partnership di lunga durata affinchè possa pianificare il proprio futuro. Per riuscire al meglio nel controllo dei parametri e della qualità dei prodotti, le associazioni di marchio si appoggiano alle Ong che operano nel Terzo Mondo".

Lucia può stare tranquilla: il monitoraggio dura dai 6 ai 12 mesi. Ed il successo non è mancato: alla fine del 1998 si è raggiunto il milione di pacchetti di caffè "Solidarietà" venduti. Soltanto nei primi due anni c' stato un incremento delle vendite del 100%. Questo dimostra che c'è un interesse nei confronti dei prodotti del Sud del Mondo.

Lucia però adesso potrebbe essere confusa: i prodotti sono di qualità, il prezzo "equo"; perchè allora non vengono commercializzati di più?

La pubblicità costa è la risposta più ovvia. Ma il Mercato Equo si sta organizzando. Per il prossimo anno è in progetto di utilizzare gli spazi concessi dalla Rai alle associazioni di volontariato, riservate alle pubblicità progresso. Intanto si cercano testimonial. All'appello, per il momento, ha risposto Damiano Tommasi, centrocampista della Roma, giovane molto sensibile alla solidarietà.

Trasfair Italia si sta impegnando a definire standard e criteri per prodotti "no food". La prima sfida non poteva che essere il sostegno alla produzione dei palloni da calcio "Free Child Labour" nella regione di Sialkot in Pakistan in collaborazione con alcune Ong. Nel solo 1998 ne sono stati importati 170.000. L'idea è di creare un'alternativa importante alle grandi case produttrici di articoli sportivi recentemente oggetto di scandali a causa delle condizioni di vita penose cui sono sottoposti i minori che lavorano per loro.

Lucia adesso sa. Quello che certo non immaginava era che quasi un milione di consumatori avesse fatto la sua scelta.

Una scelta che fa sentire il Sud un po' meno lontano.

  • a cura di Tiziana Montaldo - da Agenzia MISNA.


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