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I coniugi Colombo a Bukavu: Avete mai provato il "mal d’Africa"?

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Ormai il dna dei missionari lo conosciamo tutti. Li porta a soffrire quando sono lontani dal "loro" paese, cioè il luogo dove hanno lavorato e si sono spesi per anni. È quasi il loro "primo amore".

Un viaggio per guarire

2007 5 ColomboSe questo è vero per tutti i missionari, ancor più vale per i missionari che hanno lavorato in Africa e per i laici che, per viaggi o il servizio temporaneo svolto nelle terre di quel continente, vi hanno messo piede e ci hanno lasciato il cuore. Questa malattia più o meno contagiosa è chiamata "mal d’Africa".

Nell’ambiente della nostra comunità si sta sviluppando in modo incontrollato.

Il focolaio è partito da p. Giuseppe e ha contagiato p. Vincenzo. Si è propagato tramite lettera e qualche fotografia, come se fosse un virus informatico... Ma non ha toccato le macchine; ha toccato la mente e i cuori.

Da anni, qualche caso sporadico ha portato qualcuno a far visita a quelle terre per "curarsi", ma dallo scorso anno ormai non si contano più i casi preoccupanti. Sembra già pronto un gruppo di giovani che partirà per il Congo la prossima estate: un mesetto di aria africana per conoscere e trovare soluzioni a quel fuoco che brucia dentro.

Ci penseranno i missionari che li accolgono a indicare le giuste cure.

In Congo con entusiasmo

Ernesto e Mariuccia Colombo sono due amici e preziosi lavoratori volontari della casa saveriana di Desio per i più disparati bisogni. Grazie all’amicizia e alla simpatia con alcuni dei missionari che hanno lasciato germi incontrollati, sono stati contagiati. Lo scorso 26 novembre sono partiti per il Congo, destinazione Bukavu, dove si trovano i saveriani p. Giuseppe Dovigo e p. Franco Bordignon. Si sono dati da fare per aiutare i missionari nelle loro attività e per rendersi conto di persona della realtà locale e poter poi rispondervi, coinvolgendo al loro ritorno anche tanti altri amici. È il metodo "vedere - giudicare - agire".

L’impatto, come sempre, è stato scioccante. Si sono subito scontrati con le difficili realtà della città: miseria, degrado, abbandono. Hanno notato l’urgente bisogno di strutture di accoglienza, soprattutto per i bambini di strada, e di luoghi di incontro. Hanno collaborato nelle piccole necessità quotidiane. Ma ancor più hanno impresso nella memoria ciò che hanno vissuto, tanto da tornare a casa carichi di progetti e di entusiasmo coinvolgente.

Gente adatta all'Africa

Ernesto e Mariuccia, facendo un bilancio della loro esperienza, hanno detto: "Siamo convinti che l’Africa abbia bisogno di gente che veda le vere necessità e poi sostenga con varie iniziative chi vi lavora, aiutando a portare a compimento i vari progetti proposti. Non avremmo mai immaginato di trovare situazioni così difficili! Abbiamo ricevuto molto più di quello che abbiamo dato!

Ci rimane impressa la persità nel concepire il tempo: noi programmiamo in modo esagerato l’avvenire; loro vivono il presente. Chi è nel giusto? Sono certamente più vicini loro all’invito di Gesù di non affannarci, ma di vivere nella fiducia". Di loro p. Giuseppe Dovigo ha scritto: "I confratelli ed io abbiamo apprezzato il dono della preziosa presenza di Mariuccia ed Ernesto, persone generose e di umile servizio. Il nostro grazie è grande e di cuore".

Una staffetta missionaria

A Desio, i nostri due amici si sono incontrati con i giovani che partiranno in agosto. Con molta semplicità li hanno caricati, hanno fatto passare di mano il bastone della responsabilità, come in una staffetta missionaria. Ma non hanno esaurito il loro lavoro.

Per guarire bene dal mal d’Africa sentono che devono farne parte, facendosi carico di qualche iniziativa. Due sono i progetti che si sono presi a cuore con gli amici che vogliono collaborare: due case della comunità in due quartieri della città di Bukavu.

Molti ne sono rimasti contagiati e hanno iniziato a loro volta... le cure.



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