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Gli occhi di un bambino e le bugie

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E le bugie di uomini bramosi

Daniele, di Villafranca Piemonte, ha sentito spesso parlare dallo zio missionario dei conflitti nel mondo e delle drammatiche conseguenze. Questo è il suo tema di seconda liceo.

Guerra: un frammento di tempo in cui la vita si ferma; distinzione di ciò che si è costruito in anni di fatiche; regressione allo stato brado dell’uomo, dove la violenza spadroneggia sulla ragione. È impossibile trovar parole per descrivere la guerra.

L’aria si incendia, improvviso silenzio e poi “urla nere” in una notte senza fine. Fiumi di sangue riempiono le fonti cristalline. In lontananza un bambino con occhi di paura fissa il tuono di quell’arma che sparse in così tanto sangue la sua famiglia. È un incubo nero che non ha fine, ma nel cuore nessuna croce manca.

Per le strade “morti abbandonati”, morti senza volto e senza nome, che invocano sepoltura a orecchie che non sentono, che non vogliono sentire. Racconti di una paura solo sussurrata, perché se gridata sarebbe troppo sconvolgente, la fine della vita.

Nell’atmosfera si respira il terrore al tramonto dell’esistenza. Ovunque “erba dura di ghiaccio” e alberi senza foglie esprimono paura; alle persone il sangue gela nelle vene. Piedi in marcia si spostano con cautela, senza far rumore, per non scoprirsi di fronte agli angeli della morte. Stormi di uccelli neri, in un cielo che piange, seminano distruzione sulle città dormienti.

Tra le macerie, una voce grida chiedendo aiuto; la sua strada si propaga per le strade deserte, in un’infinita  desolazione. Al sorgere di aurore rosse di sangue, i sopravvissuti guardano con speranza per vedere la fine di questo delirio, ma nel cielo della notte si spengono le stelle.

Al telegiornale s’annunciano importanti dichiarazioni: “È una guerra giusta che esporta democrazia e smuove i passi del progresso”. Tutte bugie di uomini che bramano a più grandi ricchezze, senza pensare al valore della vita. Ma giunti alla vittoria, dopo grandi festeggiamenti, guardandosi indietro si scopre la sconfitta, per aver creato tanto odio e tanta desolazione, per qualche dollaro in più.

Tirando le somme, sono sempre gli inermi e innocenti a pagare per la follia di coloro che bramano alla conquista del mondo. Dopo essersi inventati mille scuse, dopo la fine di quest’interminabile tormento, risuonano mille promesse al vento, frasi fatte e parole come “MAI PIÙ”, documentari che denunciano la violenza di queste guerre.

E quando tutto sembra concluso, la pagina girata, il libro chiuso, le ire placate, immancabilmente la mai stanca mano della storia è pronta a scrivere nuove pagine di orrore, con inchiostro nero su sfondo rosso. Ed ecco, siamo giunti al messaggio finale. L’ultimo grande uccello nero è in volo; un dito è pronto a premere il pulsante, a svolgere gli ordini. Un gesto semplice, con gravi conseguenze. “È l’ora, sganciate la bomba, mettiamo la parola fine!”.

No, non è la fine. È solo una delle pagine di quest’infinita morte che l’uomo non sa evitare. E il pianto del mondo continua.



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