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Dov'è andato a finire... Gesù?

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Far conoscere Gesù ai "cristiani" d'Italia

Padre Piergiorgio è in Italia per fare animazione missionaria. Nel profondo sud, proprio sul punto in cui dovrebbe sorgere l’approdo calabro del Ponte sullo Stretto, p. Piergiorgio cerca di far conoscere Cristo e il suo vangelo. Come "vulcano", nelle fucine dell’imponente Etna che si staglia all’orizzonte, il missionario forgia gli animi per un nuovo incontro di salvezza.

Ricordate la scena iniziale di "Dolce vita" con la ragazza distesa su un attico romano a prendere il sole? Domanda all’amica cosa stia facendo l'elicottero con la statua del Redentore penzolante, legata ad un cavo: "Dove stanno portando Gesù?" Anch’io mi domando: "Dove è andato a finire Gesù?" Dopo tanti anni di vita in Africa centrale, non avrei mai pensato che il Signore fosse così sconosciuto nella nostra Italia. E’ un privilegio per me ora poter accompagnare sorelle e fratelli, sconosciuti fino a ieri, sulla via che porta a lui. Come faccio? Porto un esempio.

Sono arrivati puntualmente, con appena cinque minuti di ritardo. Lui chiude il negozio alle venti e trenta: il tempo di passare da casa per rinfrescarsi e prendere con sé la signora e il bambino. Ricordo ancora il mattino di cinque mesi fa, quando vidi per la prima volta quel cosino fragile, uscito da un parto difficile, alle prese con la fatica di vivere. Adesso dorme placidamente fra le braccia della madre. Eccoci riuniti per preparare il battesimo di...

- "Come lo chiamate il bambino?", chiedo loro.

- "Rosario, come mio padre", gli occhi di Gigi brillano mentre mi risponde.

Gli ricordo che scegliamo il nome del bambino in riferimento a qualche aspetto della nostra vita di fede. Perciò gli domando se il nome "Rosario "gli richiami alla mente qualcosa. I due si consultano; poi rispondono che si riferisce a qualche preghiera, per esempio al "Padre nostro". Forse è tanto che non prendono più in mano la corona. Continuo:

- "Ma perché volete battezzarlo questo bambino?". La risposta è quella di sempre, confezionata con le vecchie parole:

- "Per farlo diventare cristiano".

- "Già, ma che cosa significano le paroleessere cristiani?"

- "Credere in Dio". I due non hanno dubbi.

Voglio essere sicuro che non si tratti di una frase fatta, di un’espressione sbiadita. Perché tanti affermano di credere in Dio, musulmani compresi. Poi, magari, nel Nome grande di Dio qualcuno giustifica le azioni più infami. Del resto, sentirlo nominare fuori chiesa, il più spesso è in un contesto di bestemmia. Ho dovuto cancellarla con lo spray rosso la frase che insudiciava il muro, proprio prima dell’entrata in autostrada... Insomma, non basta dichiarare di credere in Dio. Si tratta di stabilire a quale Dio vogliamo affidare la nostra vita.

E così, devo proprio nominare il Fratello dimenticato: "Se sono cristiano è perché c’è Cristo". Devo spesso constatare che dietro questo Nome si sprofonda il vuoto. Gigi e Paola di lui sanno che è morto.

- "E’ morto...per i nostri peccati", precisa lei.

- "E’ morto. Perché dunque occuparci di lui? Se tutto è finito dentro una tomba...", insisto. Paola parla di certi suoi insegnamenti che ancora ci restano... Gesù sarebbe dunque un maestro di vita , un po’ come altri guru di adesso. Forse un po’ più celebre; certamente meno costoso di loro. Gigi pensa anche che l’anima di Gesù esiste ancora; non ricorda bene dove, in qualche angolo dell’universo.

- "Una volta le sapevo queste cose", brontola lui.

Apro il Libro e rileggo le parole che tanti anni fa Paolo confidava ai suoi amici di Corinto:

Fratelli, vi ricordo il messaggio di salvezza. E’ per mezzo suo che siete salvati, se lo custodite come io ve l’ho annunziato: Cristo è morto per i nostri peccati ed è stato sepolto; è risuscitato ed è apparso a Pietro.

Un profondo silenzio accoglie la mia lettura. Perché davvero tutto comincia, o tutto muore, proprio a questo punto: o lui diventa il Vivente, una persona vera, presente accanto a noi, oppure rimane un’ombra, un sopramobile, un’immagine appesa ad un muro. In tal caso il battesimo diventa una cerimonia folcloristica, una tradizione cara ai nostri vecchi, ancora da non perdere. Ricordo loro un’altra parola dell’apostolo :

Il battesimo unendoci a Cristo ci ha uniti alla sua morte affinché, come Cristo è risuscitato dai morti per l’intervento di Dio Padre, così anche noi vivessimo una vita nuova.

Proprio così: si tratta di introdurre nella nostra vita qualcosa di ciò che appartiene a Cristo, perché metta radici dentro di noi. E così possa iniziare qualcosa di nuovo nel nostro modo di vedere le cose, nelle nostre scelte di ogni giorno: quella vita nuova di cui parlava il Maestro di Nazareth al vecchio fariseo che lo ascoltava affascinato, in una notte serena di duemila anni fa. Essere cristiano vuol dire avere a che fare con lui, conoscerne e condividerne la mentalità, le azioni, lo stile di vita. Su questo Gigi è d’accordo.

- "Tutto questo il piccolo Rosario lo scoprirà vivendo accanto a voi: guardandovi agire, ascoltandovi parlare, vedendovi pregare..., capirà chi è Gesù", dico loro.

Perché, vedi Gigi, vedi Paola, possiamo anche fare a meno di lui. In ospedale c’è gente che riesce a vivere senza braccia e senza gambe, senza occhi e perfino senza conoscenza. Anche tu, Gigi, potevi vivere fino a qualche tempo fa senza conoscere Paola. Ma adesso ti domandi, che cosa sarebbe stato di te se non l’avessi incontrata. Non è così?

La mia speranza, amici cari, è che non riusciate a dimenticarvi del Signore; che nasca in voi quella tristezza che accompagnò i due discepoli sulla strada di Emmaus, verso l’incontro con il divino Passante che accese nei loro cuori il fuoco dell’entusiasmo e della gioia.



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