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Dialogare con i fratelli Islamici è urgente

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La provocazione di "Miss Mondo"

Chi avrà avuto la brillante idea di eleggere miss mondo in un paese islamico, noto per l'intransigenza di una parte dei suoi abitanti, dove donne come Safiya ed Amina hanno rischiato la lapidazione secondo la legge islamica? A parte il fatto che forse sarebbe ora di smetterla con questo genere di manifestazioni anche qui da noi, non si sarebbe potuto scegliere luogo e tempo peggiori per celebrare questa sagra dell'effimero. E' stata una provocazione bell'e buona.

Certi giornalisti nostrani, con ipocrisia pari alla loro superficialità, ne hanno approfittato per presentare l'islam come una religione di fanatici e di retrogradi, incapace di entrare nella modernità del mondo europeo; un mondo così "moderno" che della religione può anche farne a meno.

I fatti sono noti

Negli ultimi giorni di novembre la Nigeria è ritornata all'attenzione mondiale per i disordini scoppiati a Kaduna, nel Nord del Paese, a maggioranza islamica; mentre il Sud è a maggioranza cristiana. Si è trattato di un attacco degli estremisti islamici contro i cristiani. Una rabbia collettiva provocata da un articolo "blasfemo" di un giornale locale, This Day, in cui si affermava che Maometto avrebbe certamente voluto sposare una delle candidate a miss mondo. La provocazione era aggravata dal fatto che quella "vergognosa parata di nudità" si teneva nel bel mezzo del Ramadan, il mese sacro dell'islam.

Purtroppo il bilancio di pochi giorni di disordini è stato di oltre duecento morti, più di mille feriti, ventitre chiese e otto moschee rase al suolo. Nessuno che abbia un po' di criterio può giustificare questi massacri. Essi devono essere vigorosamente condannati.

Ma con essi va stigmatizzata anche la grave provocazione portata alla religione islamica.

Provocazione e confusione

Noi dobbiamo pur domandarci con quale incoscienza il nostro mondo globalizzato si permette di esportare ovunque quello che si fa a casa nostra, senza un minimo di attenzione alla sensibilità culturale e religiosa locale. Tutti conoscono la condizione della donna nei paesi islamici e tutti capiscono che queste non sono le vie più efficaci né le più rispettose per promuoverne la liberazione.

Va sottolineato che, anche questa volta, si è fatta della confusione, attribuendo alla religione quello che invece viene da altre cause. I pretesti religiosi sono come i nervi scoperti: estremamente sensibili. Basta poco per turbare la convivenza pacifica.

Il concorso di bellezza e la reazione religiosa sono stati "un pretesto utilizzato dai violenti, ha detto il vescovo di Kaduna. Il vero problema a Kaduna, come altrove in Nigeria, è la povertà; sono le frotte di migliaia di giovani disoccupati, senza lavoro che non vedono prospettive per il futuro. E' troppo facile strumentalizzare questo esercito di disperati per attaccare, saccheggiare ed uccidere. All'origine dei sanguinosi avvenimenti ci sono motivi politici ed economici: parlare di motivi religiosi è assolutamente superficiale e opportunista", ha concluso il vescovo di Kaduna.

In nome di Dio, il dialogo

Ci viene in mente l'invito del Papa al dialogo per evitare lo "spettro delle guerre di religione" scatenate in nome di Dio. E non riguarda anche noi? C'è gente che continua ad agitare gli spettri dell'islamizzazione delle nostre terre, che ci mette in guardia contro la penetrazione dell'islam, come se ormai fossimo alla shariah anche in Italia.

No, è ora che ragioniamo con la nostra testa e che facciamo funzionare la memoria del vangelo. Non ci ha detto Gesù che dobbiamo amare tutti, persino i nemici, che dobbiamo aprire le porte a tutti? Non sarà anche questa l'occasione buona per ricordarci che dobbiamo dialogare con gli islamici?

La chiesa italiana ha stabilito una giornata di dialogo e preghiera, l'ultimo venerdì del Ramadan. Una simile giornata non basta, ma essa vuole ricordarci che dobbiamo fare qualche cosa di più, perché è urgente ristabilire un clima di convivenza pacifica.

I disastri di Kaduna non si devono ripetere, come si deve chiudere la troppo lunga guerra di Palestina. Ma per questo dobbiamo purificare la lingua e la memoria. E dobbiamo ricordare l'invito del Concilio a guardare "con stima" i nostri fratelli musulmani; a cercare una "reciproca comprensione"; a "difendere e promuovere insieme la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà" (Nostra Aetate 3).


Nota bene

La Nigeria, con oltre 110 milioni di abitanti è il paese più popolato d'Africa. Il Nord è a maggioranza islamica, mentre il Sud è a maggioranza cristiana. Pur essendo il sesto produttore di petrolio, è uno dei paesi più poveri (260 euro di reddito pro capite!).

Gli agitatori politici che vogliono l'autonomia delle province del Nord, fanno presto ad attribuire la miseria popolare alla corruzione della religione e alla presenza dei cristiani / nelle zone a maggioranza islamica / sui territori islamici.



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