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Otto saveriani d'Africa, fratelli universali

All'aeroporto ci avvertono: “L’aereo è in ritardo. Ma non preoccupatevi; partirà, anche se la pista non è illuminata”. Pazienti e fiduciosi, in piedi per ore, privi di qualsiasi ristoro, guardiamo il cielo e tendiamo l’orecchio. L’aereo “Bravo DC 9" atterra finalmente alle 17,45. I viaggiatori scendono numerosi, gli scaricatori si affrettano a deporre i bagagli in arrivo e a sistemare i nostri in partenza. Tutto fa sperare…

Ma veloce scende la notte. Gli uffici dell’aerostazione sono senza luce e noi passeggeri ci agitiamo nel buio. Il pilota spegne i motori e i fari. Qualcuno grida: “La partenza è aggiornata a domani, alle ore 9”. Che fare? Dove passare la notte? La città di Bukavu è a 35 chilometri.

Noleggiamo un pulmino. Dopo 2 chilometri, il motore manda fuori fumo e vapore… Cerchiamo un’auto-taxi. A metà tragitto, arriva una foratura. Fatalità, l’autista non ha la chiave per svitare i bulloni… In simili occasioni è consigliabile fissare lo sguardo verso l’orizzonte, inseguire l’infinito, dove, i problemi del presente si perdono nell’eterno immenso.

La capitale è migliorata

Finalmente arriviamo a Kinshasa, la capitale della repubblica democratica del Congo: nove milioni d’abitanti! Percorriamo la strada principale, dall’aeroporto al centro città. La popolazione in cammino forma due cortei ai lati del grande viale. I numerosi camion, autobus, minibus, taxi, moto... si sorpassano allegramente a sinistra e a destra. A metà del percorso, compare il gigantesco "mercato della libertà”, con una concentrazione di gente e di merce in continuo movimento. Una manifestazione vivace e colorata di vita e cultura africana.

A Kinshasa il terreno è sabbioso, il clima è caldo, il traffico è caotico. Dormiamo con la zanzariera; respiriamo una polvere finissima scura che si deposita dappertutto; la musica ci accompagna fino a tarda notte… Dopo l’ultima mia visita nel 1992, la città è cambiata in meglio: più ordinata, più pulita, più educata. I vigili sono numerosi, fanno il loro mestiere e dirigono l’ingovernabile.

Le strade sono migliorate, i semafori funzionano, i canali di scolo sono puliti. Il treno va e strombazza: non ha porte e finestre, ma la gente non cammina più sui tetti delle carrozze, come una volta. Con p. Giovanni Pes, vado all’ambasciata italiana, incontro il nunzio, visito due parrocchie e alcune parti della città...

"Voglio crescere in amore"

Ma lo scopo del mio viaggio è quello di presiedere, a nome dell’istituto saveriano, la prima professione religiosa missionaria di otto giovani: tre camerunesi e cinque congolesi. Per me, è un’esperienza nuova di… paternità! I giovani hanno vissuto l’anno di noviziato saveriano, in un quartiere di Kinshasa.

Lunedì 13 agosto con il "maestro" p. Mario Sciamanna, partecipo alla loro giornata di ritiro spirituale su una collina della capitale, da dove si ha una bella panoramica della città e del fiume Congo. Nel pomeriggio, viviamo un simpatico momento di incontro e di comunione.

La celebrazione del 15 agosto si svolge nella chiesa di San Bernardo, dove lavorano p. Gianni Brentegani e p. Pier Agostinis. Nell’omelia, leggo alcune frasi che i giovani novizi hanno scritto nella loro richiesta per diventare saveriani. Uno scrive: "Affascinato dall'amore senza limiti che Gesù ha per me, voglio crescere in questo amore. Perciò desidero con tutto il mio cuore dedicarmi all’impegno missionario ed evangelico: fare del mondo una sola famiglia di fratelli che si amano”.

Le mie raccomandazioni

Ho per loro alcune raccomandazioni: " Siete invitati a superare ogni pregiudizio di razza, colore o tribù. Dovrete avere la spiritualità dei pellegrini. Viaggerete per entrare nel cuore di Dio e nella casa degli uomini, per vivere e trasformarvi in fratelli universali. Per alcuni anni, studierete teologia vivendo fianco a fianco con amici di vari paesi e continenti. Le vostre comunità internazionali saranno un’immagine della diversità del mondo; e la combinazione dei colori esprimerà speranza per l’avvenire del mondo”.

In questi giorni, i nuovi saveriani sono già dispersi in vari paesi del mondo: Aimé a Manila; Roger e Pierre a Parma; Gilbert e Serge a Città del Messico; Augustin, Thierry e Crispin a Yaoundé



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