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P. Girola, Camerun - P. Marín, Giappone - P. Tri, Amazzonia

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Padre Girola, ora a Roma, ringrazia i generosi lettori per l'aiuto al Camerun.

Cari amici, scrivo da Roma, che ormai sarà la mia sede per i prossimi sei anni, a Dio piacendo. Sono stato richiesto, infatti, di servire la famiglia saveriana nella direzione generale. Terminato il capitolo generale, ho avuto modo di tornare in Camerun per liberare la stanza nella casa saveriana di Bafoussam, salutare i confratelli e fare le valigie, per trasferirmi definitivamente in Viale Vaticano 40, a Roma.

Ho visitato anche la nuova missione di Nefa, estrema periferia della città, dove vivono e lavorano p. Bruno Calderaro, padovano di Cittadella, il bergamasco p. Adriano Armati e il vercellese p. Oliviero Ferro e il giovane saveriano congolese Justin. Stanno bene e sono contenti della nuova casa, modesta ma dignitosa. A febbraio, io stesso avevo chiesto ai lettori di "Missionari Saveriani" di darci una mano a "metter su casa", con tavoli e sedie, letti e suppellettili, cucina e stoviglie.

Ebbene, il "piccolo progetto 2/2007" è stato completato a tempo di record, grazie alla generosità di tante persone amiche. Le stanze sono arredate, la cucina è in funzione, la chiesetta è accogliente, la saletta per gli incontri è sempre aperta (nella foto, p. Oliviero mentre parla con un gruppo di sposi). A nome dei saveriani di Nefa, grazie a tutti voi che avete aiutato. Continuate a sostenerci con la vostra preghiera.

p. Carlo Girola, sx.


Dal Giappone, p. Pako racconta: "la chiesa deve essere missionaria"

In una delle nostre riunioni mensili per i saveriani che vivono nella zona del Kyushu, abbiamo invitato il vescovo di Kagoshima a passare una giornata con noi e parlarci della chiesa in Giappone. Mons. Koriyama ha accettato volentieri il nostro invito. Prima di essere vescovo, era stato parroco in una piccola parrocchia della zona, con solo una trentina di cristiani. Eppure, la sua visione della chiesa e della missione in Giappone è stata molto interessante e valida anche per noi. Con molta chiarezza ha detto: "La chiesa o è missionaria oppure è morta. È sbagliato pensare che i preti diocesani sono per la pastorale e i missionari sono per la missione. O siamo tutti missionari oppure piantiamo lì; è inutile discutere!".

Ho avuto anche un'altra bella esperienza, la prima in 26 anni di vita missionaria in Giappone. Le suore mi hanno invitato a parlare alle studentesse della loro scuola superiore, in occasione della festa della Madonna. Ben 900 alunne, di cui solo dieci sono cristiane. È stato un bel momento di evangelizzazione. Ho presentato il racconto evangelico dell'annunciazione di Maria, come esempio di una giovane che vuole crescere e dare senso alla sua vita; di una giovane che si mette in cammino per avvicinarsi a Dio che le parla e vuole rivelarsi.

Dalle reazioni, ho avuto l'impressione che le ragazze abbiano apprezzato l'esempio della Madonna. Ma le prime a essere sorprese sono state le suore: "Nessuno ci aveva mai presentato il racconto dell'annunciazione come modello di dialogo per la crescita interiore!". Beh, c'è sempre una prima volta, ho pensato tra me!

p. Paco Marín, sx.


Padre Tri, saveriano indonesiano, scrive dall'Amazzonia

Qualche tempo fa mi trovavo in un piccolo villaggio nella foresta amazzonica. Stavo vistando le famiglie della comunità, quando una donna mi fece la domanda: "Di dove sei?". Risposi: "Sono indonesiano". E lei: "C'è stato un terremoto in Indonesia!". Io confermai: "Sì, certo; c'è stato un grande terremoto più di un anno fa; ha causato un terribile tsunami nell'isola di Sumatra...". Mi accorsi che la donna era rimasta imbarazzata alla mia risposta; ma non aggiunse nulla.

Il giorno dopo sono tornato in città e qualcuno mi disse che c'era stato un terremoto a Java, proprio nella mia isola natale. Mio Dio! La notizia che quella buona donna aveva voluto darmi era recente e riguardava proprio me e la mia famiglia! Cosa vuol dire, vivere nella foresta con il cuore attento al mondo!

p. Antonius Tri, sx.



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