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Crocevia Africa: Una nuova generazione

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Dal 1990 i saveriani in Burundi, in collaborazione con la chiesa locale, hanno dato vita a uno spazio d'incontro per i giovani - il "Centre Jeunes Kamenge" - e a una serie di progetti nei quartieri nord della capitale Bujumbura. Lo scopo è far incontrare i giovani e la popolazione, perché vivano un'esperienza di pace, nel dialogo e nella riconciliazione.

Il centro accoglie tutti, perché le diversità di etnia e religione, e le differenze sociali e politiche possono essere superate senza farsi guerra o uccidersi gli uni gli altri. Anzi, le differenze possono diventare una ricchezza per tutti, nella vita di ogni giorno. Non è un'operazione facile, ma questo è il messaggio lanciato ai giovani tra i 16 e i 30 anni che frequentano il centro.

Lavorare insieme per la pace

Per molti è difficile capire come, in tempo di conflitto, ci possano essere persone che "perdono il loro tempo" con palloni e musiche, con carte e idee. Noi siamo convinti che questo sia il cammino necessario per una nazione che vuole arrivare alla pace. È necessario un impegno umanitario, ma bisogna anche educare e formare una nuova generazione capace di crescere nel rispetto, di condividere gli ideali di pace e di lavorare insieme.

L'idea di fondo che anima il centro Kamenge ci ha dato ragione. I giovani e le persone che lavorano con noi nei quartieri hanno fatto nascere impegni nuovi ed esperienze interessanti. Ci sono giovani che non vogliono entrare nell'esercito o nei movimenti di liberazione, perché credono in una società senza armi; ci sono associazioni che lavorano per i diritti dell'uomo nella società; ci sono giovani che aiutano i malati di Aids o a cercare un lavoro; ci sono persone che entrano anche nell'amministrazione civica per rendere un servizio alla società...

Accade qualcosa di nuovo

Il giovane animatore Guillaume ne è fortemente convinto. "Se i giovani accettano di collaborare fianco a fianco sui temi del rispetto, della giustizia e tolleranza, allora c'è qualcosa di nuovo che accade: è già la pace. Il centro Kamenge ha trovato alcune piccole soluzioni per chi ha subito violenze sessuali, per i malati di Aids, per bambini rimasti orfani, per ragazzi che non sono mai andati a scuola. Anche questo, in definitiva, è un lavoro per la pace e la giustizia che viene attuato ogni giorno.

Una nuova società sta crescendo, ed è il frutto anche degli sforzi del centro giovanile. Speriamo che questa nostra esperienza sia l'esperienza di tutti gli uomini e le donne di buona volontà nel mondo. Noi lavoriamo nel presente e sogniamo un futuro diverso, anche se non siamo sicuri di arrivarci. Il nostro desiderio è che tutte le persone di questa terra un giorno possano vivere insieme, mano nella mano.

Per questo, compiamo piccoli o grandi gesti quotidiani e lottiamo costantemente per il dialogo, la pace, la riconciliazione. E mentre noi cerchiamo di compiere piccoli passi in avanti, i "grandi" della politica e le persone importanti, che pensano di poter decidere, sono ancora seduti a discutere della sorte degli altri che soffrono e muoiono...".

Per riunire i giovani dispersi

Renzo e Maria Pia Petraglio, insegnanti, ogni anno dal 1993 lasciano l'Europa per passare le loro "vacanze estive" al centro Kamenge. "I giovani che frequentano il centro sono persone cresciute nella guerra, le cui notti sono state attraversate dagli spari. Qualche anno fa in un incontro riflettevamo sul quartiere come spazio in cui vale la pena impegnarsi per la giustizia. A un certo punto si sentono degli spari a raffica. L'animatore consiglia di lasciar tornare subito i giovani alle proprie case, perché se fossero tornati alla fine della riunione avrebbero trovato la porta di casa chiusa e le mamme in fuga per mettere in salvo i figli più piccoli.

Da una decina di anni il centro organizza questi incontri nei quartieri della città. Vi partecipano giovani di diversa provenienza: alcuni frequentano le chiese, altri le moschee; alcuni lavorano come animatori, altri invece si tengono a distanza dalle istituzioni religiose. Tutti vengono e discutono su un brano della bibbia o del corano, su un testo di letteratura antica o moderna. In queste conversazioni, lasciano trasparire le loro paure di figli di Dio irrimediabilmente dispersi.

Nel vangelo di Giovanni (Gv 11, 49-53) i sommi sacerdoti e i farisei si riuniscono insieme per decidere la morte di Gesù, mentre Gesù riunisce insieme i figli dispersi e apre loro la strada della vita. Anche il centro giovani Kamenge fa di tutto per riunire i dispersi e fare spazio alla vita".

"Abbiamo riscoperto il senso della vita"

Un giovane saveriano africano ha raccontato una storia che manifesta la voglia di vita dei popoli africani. È la nonna che parla. "Durante la guerra sono morti i nostri cinque figli. Mio marito mi consolava e soffocava dentro di sé i sentimenti, a tal punto da non parlare più. Rimase così fino al momento in cui apprendemmo che nostro nipote Samuel era ancora vivo. Era stato rapito dai ribelli a 10 anni: lo credevamo morto e invece era la guardia di un capo ribelle. Con una mucca mio marito ed io partimmo per supplicare che nostro nipote ci venisse affidato. Dopo molte preghiere, ci concessero Samuel, che ora ha 13 anni e vuole diventare come il nonno, un uomo del suo popolo, un uomo per l'umanità.

Poi un giorno abbiamo saputo che il capo dei ribelli era stato arrestato e che era disperato perché nessuno si sarebbe preso cura della figlia Nadia, di tre anni. Samuel, iniziò a gridare: «È la mia sorellina! Nonno, nonna, andiamo a prenderla e vivrà con noi. Quando facevo il servo in casa di suo padre, toccava a me vegliare su di lei, coccolarla, darle da mangiare... Nadia è diventata per me come una sorellina».

Samuel non aveva parlato così tanto da quando era tornato a casa. Così, siamo andati dall'agente sociale e abbiamo ottenuto di ospitare Nadia a casa nostra. Da quel momento, Nadia è diventata una di noi, una nostra nipote. La vita in famiglia è cambiata: abbiamo ritrovato l'allegria che ci caratterizzava prima della guerra. Siamo riusciti a riconciliarci e abbiamo riscoperto il senso della vita".



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