Così ricordo p. Roberto Beduschi
Da Rivarolo Mantovano al grande Brasile
Padre Roberto Beduschi è morto a Campinas, in Brasile, il 28 luglio scorso. Con lui, ho collaborato per molti anni. Eravamo confratelli. In Brasile si dice: "Quando nasce un bambino, le persone ridono e il bambino piange; quando muore un fedele, le persone sono tristi e il morto riceve da Dio la felicità". Sono certo che p. Roberto è ora felice in Dio.
Da seminarista a saveriano
Figlio di Francesco e Maria Basani, Roberto era nato a Rivarolo Mantovano nel 1921. Gli piaceva il suo paese, tanto che diceva con enfasi: “Fu costruito dai Gonzaga a uguale distanza da tre città”. Una volta venne in visita il vescovo di Parma mons. Conforti. Il piccolo Roberto, chierichetto, fu incaricato di reggere la mitra. Forse grazie anche a quell’incontro, decise di entrare nel seminario di Cremona, dove ha studiato fino al liceo.
Nel 1940 ha scelto di essere missionario saveriano. Dopo gli studi di teologia a Parma, durante la guerra, fu ordinato sacerdote insieme ad altri sette missionari il sabato santo 20 aprile 1946, nella casa del vescovo. Fu formatore e professore nelle comunità di Vicenza, Grumone e Zelarino. Nel 1951 divenne direttore del giornale “Missionari Saveriani”, che portò da 4.500 a 45.000 copie.
Nel 1960 divenne parroco del “Sacro Cuore” a Parma, dove rimase per dieci anni. Erano i tempi del concilio Vaticano II e del rinnovamento liturgico. Padre Beduschi fu il primo tra i parroci di Parma ad attuare la riforma. Chiese il permesso al vescovo, “girò” l’altare e cominciò a spiegare le parti della Messa. Ogni domenica molti studenti saveriani andavano al “Tempio” per ascoltare la sua omelia. Per tre anni fu maestro dei novizi a Nizza Monferrato: parlava con entusiasmo di Gesù, della chiesa, delle missioni e del fondatore Conforti.
“Kosmos”, mensile missionario
C’era bisogno di un maestro dei novizi anche in Brasile e lui desiderava andare in missione. A novembre del 1973 egli sbarcava in Brasile e, qualche mese dopo, era già maestro dei novizi a Centenario do Sul. Voleva che i novizi facessero apostolato nelle comunità ecclesiali di base della zona.
Nel 1977 p. Roberto fu nominato rettore della teologia, ma restò pochi mesi. Preferì fare il parroco a Goioeré. Insieme a un altro missionario, preparava sussidi per le comunità di base che diffondevano il vangelo tra la gente. Così metteva in pratica il suo motto: “seminare, seminare, seminare”.
Nel 1980 p. Beduschi fu chiamato a San Paolo per essere il redattore del mensile “Kosmos”, un giornale simile a “Missionari Saveriani”. Insieme a p. Adolfo Codini (scomparso il 23 luglio scorso) pensò di fare il giornale lavorando in una parrocchia di periferia. Il superiore dei saveriani pensò a una comunità con 5 missionari - tra cui io - e ne fissò i compiti. Padre Roberto era coordinatore della comunità, direttore di “Kosmos” e responsabile della pastorale nel quartiere popolare "José Bonifàcio".
Entusiasmo e allegria
Nei giorni feriali lavorava per il giornale e ogni sera, più il sabato e la domenica, visitava le vie con le minuscole casette di 4 m x 4, o i caseggiati con 30 o 40 mini appartamenti. Formava gruppi di riflessione, comunità di preghiera, invitava la gente a Messa, evangelizzava le famiglie.
Era pieno di entusiasmo e suscitava allegria: era famoso il suo “oh-là-là!”. Con la sua arte oratoria e la mimica, trascinava tutti nell’attività di evangelizzazione. Fu un lavoro straordinario, cominciato da zero e con poche persone, in ambienti provvisori. Fiorirono nuove comunità e parrocchie popolose e ben organizzate, con molti laici impegnati nelle attività pastorali. Oggi in quel luogo ci sono quattro parrocchie, ognuna con più di centomila abitanti.
A metà del 1984 affidarono a p. Roberto la parrocchia di San Sebastiano in Piraju, dove rimase per dodici anni. Con p. Lao Pirola, organizzò le 11 comunità della cittadina e altre 8 comunità rurali. C’erano file di gente che venivano a confessarsi, tutti i giorni.
Qui egli diede un forte appoggio alla pastorale familiare con il movimento chiamato “incontro di coppie con Cristo”.