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Così ricordiamo p. Virgilio Mirto, Nel 60° della morte

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Umanamente parlando, di padre Virgilio Mirto dei giuseppini di Asti si potrebbe dire che è un eroe senza medaglia o un santo sconosciuto senza l’onore degli altari. Ma per fede, dobbiamo ripetere le parole di Gesù, quando ha incontrato i discepoli tornati dalla missione per annunciare il regno di Dio: “Rallegratevi, perché i vostri nomi sono scritti nei cieli!”.

Guasila: la missione continua

Questo pensiero è valido per ogni missionario che muore nel compiere la sua missione eroicamente, come p. Virgilio Mirto il 15 luglio del 1947, nel tentativo di salvare alcuni ragazzi dai flutti del mare, attorno a uno scoglio di Orrì, o silenziosamente come p. Ivaldo Casula in un letto dell’ospedale a Makeni, colpito dalle malattie dei poveri della Sierra Leone.

Questi due missionari di Guasila sono stati uniti dal paese di nascita e dallo spirito missionario per annunciare il regno di Dio. Per un disegno della provvidenza divina, la tragica morte di p. Mirto, che a Tortolì aveva fondato il “seminario sardo per le missioni estere”, offrì la possibilità di aprire la prima casa apostolica in Sardegna dei missionari saveriani di Parma (1° settembre del 1947).

Possiamo dire che il desiderio di un seminario missionario in Sardegna è stato portato avanti dai missionari saveriani prima a Tortolì, poi a Macomer e a Cagliari. Padre Luigi Caria, che era a Tortolì tra i primi alunni del seminario sardo per le missioni estere, è diventato testimone della morte dei suoi due concittadini, dei quali ha condiviso lo spirito missionario e la missione: p. Virgilio Mirto a Orrì e p. Ivaldo Casula in Sierra Leone.

Per dare vita... si muore

Padre Virgilio e padre Ivaldo sono solo due testimoni del vangelo di cui conosciamo il volto e il luogo della testimonianza. Ma rappresentano il bene nascosto che nella storia, attraverso la forza di Dio, si sta realizzando mediante il dono totale della vita da parte di tante persone.

Nel santuario del beato Guido Conforti, a Parma, accanto all’altare e alla tomba del fondatore dei saveriani, è custodita la "croce dei martiri della storia". Ricorda a tutti i missionari la raccomandazione del Conforti: “Da Lui, che ha versato sino all’ultima stilla il suo sangue per riscattare l'umanità, imparate a sacrificarvi per i vostri fratelli”. Gesù è il buon Samaritano che offre la vita per i fratelli e si prende cura di tutti, per dare loro la speranza di risorgere.

Nei tanti "crocifissi della storia" vediamo realizzate le parole di Gesù: “Se il chicco di grano, caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”. Non c’è altra strada: per dare vita agli altri, occorre donare la propria vita. In ogni esistenza, c'è un calvario e una croce; c’è un sepolcro che, da luogo di morte, si trasforma in culla di vita nuova, se il seme gettato in terra accetta di morire e rinascere.

Ma ne vale la pena!

Cadere in terra e morire non è solo la via per portare frutto, ma anche per “salvare la propria vita”, cioè per continuare a vivere! "Cosa serve all’uomo guadagnare tutto il mondo se perde la vita?" - il giovane Francesco Saverio si è convertito con queste parole del vangelo, che Ignazio di Loyola gli ripeteva. Il grande missionario dell'Asia non ha perso la vita, seguendo le illusioni del suo tempo; ha guadagnato la vita facendo conoscere il Signore della vita a tanti popoli.

Oggi tanti modi di vivere ci fanno sprecare la vita per cose senza senso, in avventure ed evasioni, in illusioni che portano a nulla. Ma noi abbiamo la possibilità di scegliere. Possiamo decidere di vivere la vita con Cristo, per riempirla di significato e di gioia.

Per questo, nel 60° anniversario della morte di p. Virgilio Mirto, ricordiamo le parole di Gesù: “Rallegratevi, perché i vostri nomi sono scritti nei cieli!”.



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