Cosa avrei detto per Mira Corda
Fratelli e sorelle della stessa famiglia, Gesù sa che deve morire e ha paura. Vorrebbe che tutto finisse presto. Perciò esclama: “C’è un battesimo che devo ricevere e come sono angosciato, finché non sia compiuto!”. Con queste parole Gesù alludeva al suo battesimo di sangue e attendeva con angoscia la sua realizzazione.
Quale missionario non ha sperimentato situazioni davvero angosciose? Una delle più sconvolgenti è quando, in una lontana missione, egli viene a sapere, a volte in modo improvviso, che a casa un familiare è gravemente malato, in pericolo di vita! Si continua il lavoro, ma si aspetta con angoscia, anche se in preghiera e sorretti dalla fede, che possa arrivare la "triste" notizia...
Quando le notizie
Accadde a me - come a tanti altri missionari - in occasione della morte di mio padre. È accaduto anche a padre Vinio Corda, missionario in Indonesia: sua sorella, la sua più affezionata sorella se n’è andata dopo molto soffrire. Lui non è potuto esserci; l'abbiamo sostituito noi saveriani alla Messa di commiato.
Ecco, padre Vinio, cosa avrei voluto dire alla tua gente, nella tua chiesa di Soresina: “Quando ci siamo conosciuti, eravamo alunni della stessa scuola media a Grumone, in provincia di Cremona. Tu eri cinque anni più vecchio di me ed eri un esperto tipografo. Mi hai insegnato a comporre i caratteri da stampa,uale missionario non ha esperimentatosituazioni angoscioseQQ mentre cantavi a squarciagola, “O bianco fiore, simbol d’amore…”.
Il giorno della nostra ordinazione sacerdotale, il superiore generale ci aveva chiamato per comunicarci la nostra destinazione. Tu per l’Indonesia, mentre io dovevo rimanere in Italia. “So - mi disse - che una signora ti ha pagato il biglietto per Lourdes. Dallo a padre Corda che parte subito per l’Indonesia”. Dovetti obbedire.
Mira Corda, missionaria nel cuore e nelle mani
Il prossimo anno celebreremo cinquant’anni di sacerdozio. E tu celebrerai anche cinquant’anni di missione, tutti spesi in Indonesia. Sei un eroe! Proprio il giorno della nostra ordinazione sacerdotale, ebbi l’occasione di conoscere Mira, tua sorella. Di ritorno dalla basilica di santa Maria in Campagna (Piacenza), la vidi splendente di gioia, felice. Gradì molto che le cantassi “Mira, o Norma ai tuoi ginocchi…”. Mi mostrava con orgoglio quel fazzoletto ancora bagnato e profumato del crisma, con cui il vescovo ci aveva unte le mani per consacrarle. Quando le raccontai del biglietto per Lourdes, mi guardò e mi abbracciò, come se quel dono l’avessi fatto a lei.
Poi ci siamo divisi, ma “casa Corda” rimase un po’ anche la “mia casa”. Mira lavorava, tesseva, raccoglieva doni e vendeva..., per aiutarti nelle tue opere. Era missionaria nel cuore, nella mente e nelle mani operose. Il carattere leale e sereno, il sorriso schietto, sono stati in ogni circostanza, lieta o triste della vita, spesso assai provata, un conforto e un incoraggiamento ai tuoi familiari. Vita preziosa, dedicata interamente alla famiglia, alla missione e al “suo Vinio”, nel lavoro e nella preghiera.
Un benvenuto reciproco
In Mira, ricordo e ringrazio tutte le sorelle dei missionari, quelle sorelle che sostituiscono la mamma e che accolgono il fratello missionario con cuore materno nella loro famiglia, perché possa respirare quell'affetto fraterno di cui ha bisogno quando torna dalla missione.
Con altri saveriani, ero presente anche al funerale di Irma, e poi a quello di Ida, sorella di p. Spigarolo, missionario in Messico. Abbiamo sostituito i fratelli lontani, con lo stesso spirito di affetto fraterno e di gratitudine. Grazie, dunque, a tutte le sorelle dei nostri missionari. Qui, nella nostra casa, trovate e troverete sempre altri fratelli, forse anziani e malati, ma con il cuore aperto. Siete benvenute nella nostra casa, come noi siamo benvenuti nella vostra.