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Processione eucaristica e lezioni di fede

Domenica 13 giugno, festa del Corpus Domini, è stata una giornata importante per San Cristo e per i missionari saveriani di Brescia. Il vescovo, infatti, ha scelto questo luogo come punto di partenza della tradizionale processione eucaristica cittadina. È stata la prima volta nella storia di San Cristo, una delle poche chiese al mondo intitolate all’Eucaristia, probabilmente la più antica. Il nome integrale è infatti, chiesa del Santo Corpo di Cristo.

Un pomeriggio intenso

Il pomeriggio si è aperto con la Messa presieduta dal rettore dei saveriani, p. Rosario Giannattasio. Successivamente il direttore di “Missione Oggi”, p. Nicola Colasuonno, ha animato l’adorazione eucaristica in stile missionario. Attraverso alcuni simboli è stato presentato l’incontro dei continenti con l’Eucaristia.

Infine, mons. Giulio Sanguineti, accompagnato da mons. Beschi e mons. Olmi, oltre che da numerosi sacerdoti della città, ha recitato il vespro solenne e ha dato il via alla processione che si è snodata tra le vie del centro fino al duomo.

La gioia d’incontrare Dio

Padre Rosario nella sua omelia ha ricordato tre episodi che fanno intuire l’importanza dell’Eucaristia per la vita dei cristiani; sono come tre “lezioni di fede” per tutti noi. I primi due racconti hanno per protagonista proprio p. Rosario all’inizio del suo servizio missionario in Colombia. Nelle prime settimane di missione, infatti, vedeva sempre una donna india alla Messa domenicale, ma nessuno della comunità la conosceva.

“Quando mi avvicinai per conoscerla meglio - ha ricordato p. Rosario - mi disse che veniva da molto lontano, da un villaggio distante tre ore di cammino nel bosco e nel fango. Nel venire, non sentiva la fatica perché provava gioia nell’incontrare il Signore; nel tornare, era felice perché per tre ore poteva ringraziare il Signore che aveva ricevuto”.

La carità …si fa in due!

“Un altro giorno mi recai presso la famiglia di Mirian, una mia parrocchiana, che aveva difficoltà a sfamare i suoi sette figli. Portai loro un pesce grande, che Mirian divise subito in due. Una parte lo diede alla figlia perché lo portasse a una donna appartenente a una setta contraria ai cattolici. Domandai a Mirian il motivo di quel gesto. Lei rispose che anche la gente della setta aveva fame. Quella frase mi ha fatto capire come si possa realizzare la carità fino in fondo, amando anche un …nemico”.

Tre gocce di vino

Padre Rosario ha poi citato la testimonianza del cardinale Van Thuan, che ha passato 13 anni nei campi di concentramento in Vietnam: “Ogni giorno con tre gocce di vino e una goccia d’acqua nel palmo della mano ho celebrato la Messa. Era questo il mio altare, era questa la mia cattedrale. Quando alla sera cominciava il silenzio, celebravo la Messa e facevo la comunione ai miei compagni. I prigionieri si alternavano la notte in turni di adorazione; avevano la forza di un amore grande verso gli altri”.

Tra passato e presente

I saveriani da tanti anni sono impegnati nel restauro di San Cristo, con l’intento di restituire alla città e ai fedeli bresciani un luogo emblematico della sua storia. Il complesso venne costruito nel XV secolo e inaugurato nel 1501. La repubblica di Venezia nel 1426 chiamò a San Cristo i gesuati per curare i malati della città, in particolare gli appestati.

Nati come movimento laico, i gesuati erano stati fondati tra il 1360-1364 dal mercante – banchiere senese Giovanni Colombini. Predicavano la pace, la povertà, l’umiltà, gridando a tutti il nome salvatore di Gesù, da cui il nome di gesuati.

Sulle orme di questi missionari e alla vigilia dell’anno dedicato all’Eucaristia, la comunità saveriana si sente stimolata a continuare nell’impegno perché questo “gioiello” artistico possa avere un utilizzo più significativo, soprattutto dal punto di vista religioso e culturale.



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