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Normalmente i missionari parlano del "mal d'Africa", ma io sperimento che c'è anche un "mal di Colombia", che per lo meno ha la stessa intensità e da cui è ben difficile guarire. La verità è che quando si patisce per arrivare in un posto, per vederlo e conoscerlo, allora poi tutto diventa bello, interessante e appassionante.

Impossibile non voler bene

2010 9 BortolossiIl nostro lavoro non è certo come quello del falegname a cui ordini una porta e lui, nel tempo stabilito, te la consegna... con la fattura. Noi missionari ci mettiamo passione, intelligenza e cuore; ci mettiamo la vita. Quindi è chiaro che poi diventa un'esperienza che ti segna per sempre, perchè fa parte di te.

Vedere persone che credono a quello che tu annunci e condividono con te difficoltà e croci, ti fa scoprire come ognuna di loro sia unica, un santuario dove Dio si manifesta e ti mostra le sue esigenze. Non si può non voler bene a chi, nonostante gli errori, ha ancora il coraggio di lottare e di andare avanti, credendo che il domani possa riservare qualcosa di nuovo e di migliore.

Investire nella formazione

L'esperienza dei dieci anni di lavoro in parrocchia a Buenaventura, in Colombia, è stata la grazia pastorale più bella che io abbia ricevuto. Fosse per me, ci tornerei anche a piedi. Ma poi c'è anche un "gioco di squadra" da rispettare; e andare a Medellin a lavorare nella formazione è stata un'obbedienza che ho accettato con amore.

Non ci vuole molto a capire che, se vogliamo un futuro, bisogna investire nella formazione. Noi saveriani siamo andati in Colombia proprio perchè lì i figli ci sono ancora! In Italia i giovani sono molto meno e anche un po' più... viziatelli! In Colombia, fino a quando non arriverà l'onda lunga del consumismo, i figli ci sono ancora e sono disposti a pensare alle cose serie della vita. Certo, esiste il problema delle famiglie sfasciate, dove tutto pesa sulla madre; ma i figli ci sono, così come c'è ancora una buona sensibilità religiosa.

Con la pazienza del contadino

Il nostro compito è educare e formare. Non è sempre facile né gaudioso, perchè non sai mai se la strada è giusta, se è sufficiente quello che fai, se hai centrato il bersaglio. Ma è stimolante e ti obbliga a giocarti tutto e continuamente. Non si educa con i grandi proclami, con le esperienze rare, ma con la pazienza del contadino che conosce i tempi di semina e poi sa anche aspettare per verificare che arrivi la stagione dei frutti.

Senz'altro il lavoro pastorale è più gratificante, perchè è a tutto campo: va dal battesimo al funerale. Lo puoi anche misurare e ti coinvolge direttamente. Il lavoro formativo vuol dire continuare a seminare, sapendo che "chi fa crescere è Dio". E non puoi fare nemmeno troppi calcoli e considerazioni di caratere materiale perchè il protagonista non sei tu, ma la grazia di Dio. Ci sarebbe anche la tentazione di tirare la pianticella perchè cresca più in fretta, ma se si smuovono le radici si rovina tutto.

Scommetto sul Signore

A Medellin, la città dell'eterna primavera, abbiamo in questo momento nove giovani che frequentano l'università Bolivariana, dove studiano filosofia. Vanno dai 18 ai 28 anni e oltre allo studio serio stanno riflettendo se Dio li chiami a entrare nella famiglia saveraina. Qui si fermano al massimo tre anni, per poi andare in Messico, dove ci sono il noviziato e la teologia. Dalla Colombia al Messico è già un primo passo verso quella inculturazione e universalità, richieste dal carisma saveriano e dai tempi moderni.

Questi giovani sono il nostro maggiore investimento e cerchiamo di circondarli di molta attenzione, ma senza esagerare. Ogni tanto guardandoli mi dico: "Qualcuno di loro diventerà missionario?". Comunque, sono disposto a scommettere che il Signore benedirà i nostri sforzi...

Quello che chiediamo è che anche voi ci accompagniate con la preghiera. Abbiamo bisogno di tutto, ma soprattutto di preghiera!



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