''Cogliamo ciò che ci unisce''
Carletta Viotto, giovane scrittrice, ha presentato a inizio estate il suo ultimo libro "Cogliamo ciò che ci unisce" (Aracne, 86 pagine, euro 9). Ecco l'esordio: "Nel corso dei millenni il mondo intero è stato sconquassato da sanguinosi conflitti. Spesso disumani e spietati. Spesso qualificando come avversari da annientare esponenti, correnti o pensieri religiosi. Spesso intravedendo in intere popolazioni, di cultura, di razza o di etnia diversa, una minaccia da sterminare... Nessun Dio, tuttavia, ha mai voluto, vuole o può volere dei massacri".
Nel libro è stata pubblicata anche una lettera-testimonianza del saveriano p. Lino Maggioni, inviata nel 2007 dal Burundi.
Un denominatore comune
Il testo della Viotto vuole contribuire non soltanto a non far dimenticare orrori come la Shoah e tutte le vittime innocenti impietosamente mietute da esseri fanatici e criminali, ma anche a mettere in luce come il denominatore comune fra tutte le religioni e le culture del mondo sia la chiave per poter edificare un dialogo interreligioso e interculturale autentico.
"Il libro - ha dichiarato il critico letterario Domenico Volpi - è un itinerario non solo informativo e conoscitivo, ma anche mentale e comportamentale. Come individui e società, dobbiamo evitare le strumentalizzazioni culturali, religiose e razziali, ponendo come esempi sui quali riflettere sia l'Olocausto, sia la scuola di Beslan, sia le stragi di Ruanda e Burundi".
L'urgenza di un'educazione religiosa
La stessa autrice afferma che "un dialogo autentico può sussistere soltanto fra identità stagliate. Conoscere e rispettare la propria identità è il primo passo. Conoscere e rispettare l'altrui dignità è quello successivo. Soltanto così potremo comprendere che, seppur differenti, siamo tutti molto simili, quindi in grado di poterci rispettare l'un l'altro".
Urge dunque che l'educazione interreligiosa e interculturale, da tema marginale e talvolta puramente retorico, diventi oggetto prioritario di indagine e approfondimento nei nostri progetti didattici, nelle nostre aule scolastiche e in famiglia. L'educazione non può non fare i conti con le religioni, le culture e la loro storia. Oggi, invece, in Europa e nel mondo si tende a promuovere un analfabetismo religioso e culturale.
Il professor Alberto Quattrucci della Comunità di Sant'Egidio del libro ha scritto "In un tempo di incertezza, nel quale molti cercano di definire la propria identità partendo dalla contrapposizione all'altro, ecco un libro che parla di tensione all'unità, di valori e di ricerca del bene comune, un libro controcorrente che contribuisce a curare l'umanità disorientata mediante la valorizzazione degli elementi comuni, alla ricerca della via dell'incontro in un tempo di scontro".