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Ancora un ricordo di P. Giuliano Sincini

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Testimonianze di chi è vissuto con lui

Padre Giuliano è stato troncato da un tumore l 14 maggio 2000 a Londrina, Brasile, dopo 33 anni di missione. Originario di Regnano, frazione di Tolentino, Macerata. Le testimonianze sono unanimi nel riconoscere in lui un vero apostolo che ha speso tutta la sua vita a servizio della Congregazione e dell'apostolato in favore del popolo brasiliano cui era stato inviato.

Seminario e parrocchia sono sempre stati i due poli che hanno illuminato la sua vita. La sua operosità era ammirata (e talvolta criticata) da confratelli che ritenevano fosse eccessiva e a scapito della sua salute. Ma lui ha continuato così fino alla sua donazione definitiva quando ha potuto scrivere: "Sono molto contento e ne ringrazio il Signore".

Casa saveriana di Ancona

Destinato alla Casa apostolica di Ancona (1958) vi rimase per quasi sette anni e vi lavorò come animatore vocazionale e come insegnante. Si può dire che in quel periodo (59-67) passò per quasi tutte le parrocchie delle Marche. Molti sacerdoti lo ricordano ancora per la sua presenza ovunque. Due di loro, dietro il suo entusiasmo sono andati missionari in America Latina per vari anni.

"Il suo compito era di animatore vocazionale, quindi ogni anno si impegnava a portare nella Casa apostolica un certo numero di ragazzi aspiranti missionari. Qualcuno lo accusava di faciloneria e scarso discernimento. In realtà non era né un ingenuo, né un facilone. Conversava a lungo coi ragazzi, con le famiglie e coi parroci. Quando tutti erano d'accordo, il ragazzo era accolto nella Casa" (p. Zennari).

"Tutti però continuavano a volergli bene come gliene volevano quei ragazzi ed i loro genitori che lo stimavano e amavano al pari di un s. Filippo Neri e avevano tanta fiducia in quel missionario che camminava dondolandosi sui piedi, che sorrideva sempre, che sprizzava bonomia da tutti i pori, che permetteva qualsiasi genere di scherzi, ma che sapeva anche esigere la disciplina" (p. Trettel).

Missionario in Brasile

Padre Giuliano si gettò a capofitto nel ministero nonostante non avesse ancora assimilato bene la lingua portoghese. Normalmente, del buon missionario appena arrivato in missione, si dice: "Si immerse nello studio della lingua locale". Di p. Giuliano, al contrario, si deve dire che si immerse nella polvere rossa del Nord Paranà, nel fango, nei fiumiciattoli, tra la gente, ma non nello studiò del portoghese.

Rimase nella parrocchia di Jaguapita poco più di un anno. Nonostante il suo grande lavoro, durante questo periodo i Superiori gli affidarono anche compiti in Seminario: promotore vocazionale; membro della Commissione della formazione; direttore spirituale. Di questo periodo p. Claudio Bicego scrive: "Eravamo in 120 persone tra padri e alunni. Formavamo una Comunità sufficientemente disposta a svolgere qualsiasi attività che venisse richiesta. Padre Sincini si mise subito all'opera per reclutare vocazioni saveriane attendendo allo stesso tempo al lavoro di professore nel Seminario. Il fatto di vivere in una zona dove la Regione Saveriana aveva assunto la cura di varie parrocchie, dava modo al nostro confratello di percorrere chilometri e chilometri senza mai dire "sono stanco".  Questo suo stile di vita mi ha dato l'impressione che avesse un secondo cuore per dare a tutti tanta spinta.  Conservo in me l'impressione di un missionario che andava avanti anche quando; gli altri si fermavano".

Padre Giuliano scriveva: "Io non mi sono ancora scoraggiato, grazie a Dio; ma se la grazia che scende dall'alto non mi assiste abbondantissimamente, non so se la durerà, perché il lavoro non è uno scherzo: la parrocchia è grande, la pastorale ti spinge da tutte le parti, la miseria non è poca e la chiesa aspetta di essere fatta. Vorrei cominciare presto i lavori, ma non so se ce la farò". Guardava però a questa realtà con un occhio di fede e continuava:

"Non c'è dubbio che quando Cristo sentiva pena del popolo sofferente, che Lui definiva come pecore senza pastore, si riferiva alla mancanza di guide spirituali sì, ma anche principalmente alla mancanza di dirigenti che  promuovessero la giustizia ed eliminassero l'oppressione. Cristo ha avuto pena di chi vive nella sofferenza ed ha lasciato a noi la missione di e liminare l'ingiustizia umana, identificando se stesso con la persona che soffre".

Costruttore di chiese

Per completare il quadro delle attività di p. Giuliano non possiamo tralasciare l'aspetto del lavoro anche materiale che, senza dubbio, è stato rilevante. Su questo punto p. Fornasier dà questa testimonianza: "È stato un grande costruttore di chiese, ha costruito la bella chiesa nella parrocchia della Madonna di Fatima a Londrina e quella della parrocchia di s. Giovanni Battista in Nova Laranjeiras.

Era sempre senza soldi, ma aveva una grande fiducia nella Provvidenza e bussava a tutte le porte per avere soldi. Padre Zennari, che lo ha conosciuto da vicino, offre di lui questa testimonianza: "Padre Giuliano sta bene quando è in macchina, asseriva qualcuno. Qualcosa di vero c'era in questa affermazione. Gli chiedevamo: 'Non hai paura con la Toyota per le strade congestionate di San Paolo?'. Risposta: 'No, assolutamente, sono gli altri che hanno paura di me, tanto che si fanno da parte e mi lasciano passare'.

Spesso per gli indios fece più del  suo dovere. Un giorno mi confidò che andava a Curitiba ( oltre settecento chilometri di strada fra andata ritorno) a cercare quaderni per i loro bambini. Gli dissi: 'Non tocca alla Funai provvedere?'. Mi rispose: 'È vero, ma la Funai non ci pensa'. E lui ci pensava".

Pensava e diceva: "Nel nostro impegno di annunziare il Vangelo non possiamo fare a meno di metterci dalla parte dei più deboli e denunciare le ingiustizie di cui siamo testimoni. Qui siamo solidali con gli indios, minacciati nella loro cultura ed anche fisicamente. Proteggiamo la vita contro la cultura della morte".

Così prese la coraggiosa decisione di costruire un ospedale per loro. Un giovane sacerdote del Brasile racconta: "Il Giovedì Santo fui incaricato di assistere p. Giuliano, che mi chiese di leggergli il messalino con la liturgia del giorno. Terminata la lettura disse: "Non temete di dare la vostra vita al progetto di Dio, perché Gesù starà sempre con voi".

Si è detto che i vecchi soldati muoiono in piedi. Se p. Giuliano fosse morto in piedi, stroncato - chissà - da un collasso cardiaco, come a volte temeva, la sua vita avrebbe avuto un tocco di poesia in più. Invece morì coricato su di un lettino del pronto soccorso, come una lampada arrivata all'ultima goccia di olio, accompagnando le preghiere suggeritegli da p. Chiarelli.



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