Anche Paolo è dovuto arretrare!
Quest'anno, i vari gruppi del Laicato saveriano in Italia hanno scelto, per il loro cammino formativo, di riflettere su san Paolo, il grande missionario dei tempi apostolici. Leggiamo e meditiamo le sue lettere, e lo seguiamo nella sua vicenda di uomo e di evangelizzatore.
Non è per niente facile confrontarsi con un missionario come Paolo. Già dai primi incontri, nel cuore e nella mente mi accompagnano alcune riflessioni sulla mia vita di fede e sulla mia testimonianza.
Decisamente Paolo riusciva ad annunciare e convertire ovunque, disseminando di nuove comunità cristiane l'Asia Minore. Ma ecco che ad Atene e nell'areopago, anche lui assaggia il fallimento. Per quell'ambiente, aveva scelto il metodo del confronto - incontro culturale. Dopo tanti successi, anche lui deve arretrare di fronte alla risposta dei disincantati ateniesi: "su questo ti sentiremo un'altra volta!".
Non c'è altro momento in cui Paolo mi è più simpatico e me lo sento più vicino.
Io che, al contrario di Paolo, non posso vantare tanti successi, avrò prima o poi l'occasione di un annuncio fecondo? Parlare di Cristo, farlo trasparire con la mia vita nella realtà di tutti i giorni è estremamente difficile. Non solo perché io "scarseggio" (uso questo termine per evidente vergogna a confessarmi su un giornale...) in santità; ma anche perché - come medico - la realtà in cui devo annunciare è molto complessa e parla linguaggi sempre più nuovi e diversi, creando grosse difficoltà di comunicazione e di comprensione.
Allora, mi faccio una domanda che, forse, si sarà posta anche Paolo ad Atene: qual è l'approccio giusto per l'annuncio? Basta il confronto - incontro sul campo culturale? Quanti avranno incontrato Cristo attraverso di me e quanti più avranno pensato, dopo avermi dato un'occhiata: "se questo è un cristiano, forse di Cristo ne posso anche fare a meno"...?
Io, per annunciare Cristo, quale scelta devo fare?
Posso solo puntare sulla trasparenza di una vita che va avanti con la fatica di chi segue, incerto, le orme certe del Cristo. Posso solo sperare che la nudità del peccato, che si riveste della misericordia di Dio, diventi elemento di riflessione e di annuncio per gli altri.
Per fortuna, abbiamo ancora tanta strada da fare in compagnia di san Paolo. Lasciamo fare alla Parola. Lasciamo che fecondi la mia anima, come pioggia che non può non avere effetto. Senz'altro lascerà almeno un pizzico di capacità in più per leggere la realtà in cui vivo e per parlare un linguaggio che giunga al cuore dei miei fratelli e delle mie sorelle.