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P. Santo Mario Festa, salito al cielo il 15 ottobre, ha vissuto per l’annuncio del vangelo in Italia e Congo. È stato un missionario semplice, umile, culturalmente preparato, lavoratore instancabile. Era a suo agio nell’insegnamento in seminario, come lungo i sentieri fangosi della foresta. Educatore a tutto campo, passava con disinvoltura dai corsi di greco e latino ai tornei di calcio nei più sperduti villaggi dell’Urega.

Charles Kilumba Mwati, ex alunno congolese, racconta che p. Festa era chiamato dai seminaristi dell’epoca “Cicero”. Invitava gli studenti del liceo a studiare i testi del Concilio Vaticano II, traducendoli dal latino. Nei quarant’anni di missione in Congo ha annunciato e spiegato a tutti la Parola di Dio, partendo dai testi originali. Nella sua camera a Parma aveva sempre aperto il Merk, il Nuovo Testamento greco-latino. Camminatore infaticabile, pastore con l’odore di pecora, p. Mario ha compiuto numerosi “safari” su e giù per i quartieri di Bukavu, le colline e le montagne della diocesi di Uvira. Quanti studenti sono diventati stimati professionisti grazie alle borse di studio da lui ricevute!

Nella sua attività pastorale ha speso molte energie nella formazione di catecumeni, catechisti, leader delle comunità cristiane viventi (shirika) e dei movimenti giovanili. In diverse parrocchie, ha lasciato le liste delle famiglie cristiane che visitava regolarmente. P. Mario alternava il lavoro intellettuale a quello manuale; un esempio è l’orto di Cahi (a Bukavu). Non possiamo dimenticare le sue numerose monografie, frutto di un lavoro minuzioso e paziente, che tengono viva la memoria dei confratelli e delle comunità cristiane in Congo. I suoi giudizi sulle persone erano acuti e precisi. Qualcuno se ne aveva a male, ma a torto!

P. Mario era sempre pronto a partire dove c’era bisogno. In particolare amava le missioni più lontane e abbandonate. Nel 1997 aveva lasciato Bukavu per andare nella foresta a Kitutu, dove imperversava la guerra. L’ho incontrato di nuovo tre anni fa in Casa Madre. Prestava il suo servizio come sacrestano in Cappella Martiri. Ha trascorso gli ultimi anni al quarto piano, in punta di piedi. Avendo perso progressivamente l’uso della parola, si esprimeva a gesti e questo, a volte, gli rendeva difficile la comunicazione.

Quando pregavamo con lui in swahili, d’improvviso il suo volto s’illuminava e sembrava ritrovare l’uso della parola. Quando aveva ancora un po’ di forza, tentava anche di fare il segno della croce. Lo scorso anno ha celebrato il 60° di ordinazione con i confratelli Vittorio Ferrari e Angelo Costalonga. Fu un giorno memorabile per tutta la comunità, i familiari e gli amici presbiteri presenti!
Ho avuto la grazia di andare a trovarlo poche ore prima della sua dipartita. Come sempre lo avevo salutato e gli avevo stretto la mano. Mi resterà sempre impresso il suo sguardo mite, dolce e sereno: era pronto per l’incontro finale con il Signore! Grazie p. Mario per il dono della tua vita missionaria, spesa per la famiglia saveriana, i fratelli e le sorelle congolesi. Il Signore ti accolga e ti dica: “Servo buono e fedele, prendi parte alla gioia del tuo Signore”.



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