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Fabio Colagrande, Radio Vaticana, ha intervistato p. Marcello Storgato sulla situazione Covid-19 in Bangladesh e in Asia: https://www.vaticannews.va/it/podcast/rvi-programmi/la-finestra-del-papa/2020/06/la-finestra-del-papa-seconda-parte-23-06-2020.html

Centomila casi positivi e più di 1300 morti. Il Bangladesh sembra uno dei paesi asiatici in cui la pandemia non è sotto controllo. Ce lo conferma, padre Storgato?
La conferma più affidabile viene prima di tutto dal Consiglio nazionale degli “Esperti”, creato dal governo. Sono loro che affermano e ammoniscono che il Bangladesh è ad alto rischio, se non vengono messe in atto urgentemente misure adeguate e severe per arginare il contagio.
Siamo vicini ai 110mila contagiati (3.240 più di ieri), e i morti sono 1.425 (37 più di ieri). Ma i sottoposti al test sono solo poco più di mezzo milione. Questi sono i numeri cosiddetti “ufficiali”, aggiornati ogni giorno dai portavoce governativi. Gli esperti ritengono che i casi attivi siano molto più numerosi, basandosi sulle notizie provenienti dall’ampia zona rurale del paese, dove non c’è modo di verificare con test appropriati.

Il Bangladesh è nella lista Onu dei Paesi meno sviluppati, si contano 50 milioni di poveri, il 32% della popolazione. Con quali mezzi ci si sta difendendo dal virus?
I poveri sono aumentati a dismisura con l’imposizione dei vari lockdown prolungati più volte. Tutti coloro che si mantenevano con i piccoli servizi popolari – i ristorantini di tè e biscotti, calzolai e lustrascarpe, venditori di verdura e frutta, taxisti di rikshò a pedale o motore, meccanici e lavoratori artigianali …
A questi si aggiungano tutti coloro che hanno perso il lavoro, per la chiusura delle grandi fabbriche tessili e farmaceutiche, e coloro che hanno perso l’impiego nei paesi Arabi, Asiatici e Occidentali … Sono milioni di persone che si aggiungono a quei 50 milioni di poveri già nella lista dell’Onu. Milioni di famiglie disperate, malnutrite e indebitate.
Il Consiglio nazionale degli esperti ha identificato ben 45 “Zone Rosse” in Dhaka e dintorni, l’area più colpita dal virus, e ha dichiarato che l’allentamento nel divieto di spostarsi in vista della grande festa musulmana dell’Eid, al termine del Ramadan, lo scorso 25 maggio, sia stato un errore che ha rafforzato il contagio. Il governo è comprensibilmente riluttante ad attuare questa misura estrema, sia pur necessaria.
In una nazione con 170milioni di abitanti su un territorio metà dell’Italia, “restare a casa” per salvarsi, mantenere isolamento e distanza sociale … sono misure semplicemente impossibili da attuare: nei tuguri degli slum e nei quartieri periferici delle città, e anche nei villaggi agricoli, avere una casa in cui vivere isolati, è un lusso.
Tanto per portare un paragone eloquente, se in Lombardia le nostre famiglie vivessero nei tuguri e casupole delle famiglie bangalesi, probabilmente ci sarebbero stati pochi sopravvissuti! …
In questa situazione, la prima difesa è la Divina Provvidenza, che ogni momento invochiamo e ringraziamo. Davvero è già un miracolo che in tutto questo tempo “i morti per virus” siano solo 1.500. Ci auguriamo che i “morti per fame e stenti” non siano di più!

Ci sono in questo contesto delle vicende che l'hanno particolarmente colpita?
Sì, tante. Più di tutto mi colpiscono le vicende di persone infette che non vengono ricoverate negli ospedali attrezzati, ma fatte vagare da un ospedale all’altro, fino a morire. La paura di essere infettati è tanta!
Spesso sono le foto sui giornali a parlare e far venire il groppo alla gola! Il giornale “Daily Star” di giovedì scorso racconta di 12 giovani volontari della Fondazione “Quantum” che provvedono a seppellire i morti di virus. Con tutte le precauzioni del caso, ne hanno già sepolti 9: 7 musulmani, 1 hindu, 1 cristiano.
In molti quartieri gli abitanti hanno creato dei comitati di sorveglianza: controllano chi entra ed esce, verificano le mascherine e il lavaggio delle mani di residenti ed estranei.
L’esile donna che fornisce di acqua potabile i caseggiati vicini a noi; zuppa d’acqua, con due anfore sotto braccio, quando ci incontra sorride come una Samaritana. Che sorriso, quando l’ho chiamata per farle dono di un sacco di riso e verdure per la famiglia di 5 persone!
Padre Giuà, saveriano salernitano, ha inventato la “bottega della solidarietà”: al mattino, chi può, porta alla missione quello che ha in più; i giovani confezionano il cibo in sacchetti puliti; il pomeriggio vengono le donne a pendere ciò che loro serve per la cena in famiglia. Molti poveri lasciano un’offerta nel salvadanaio, come la vedova del vangelo.
Un pomeriggio è venuto anche un giovane, pallido e timido, che non aveva il coraggio di mettersi in fila e prendere un sacchetto. L’ha notato il missionario: “Caro giovane, hai bisogno? Gradisci qualcosa?”. “Ho fame!”, fu la risposta, e accettò una doppia porzione di viveri.

La piccola minoranza cattolica che ruolo ha in questo contesto?
I cattolici vivono la stessa situazione del resto della popolazione: i pochi ricchi stanno bene; i poveri vivono in mezzo ai poveri, ma sono più ignorati degli altri, perché minoranza o perché si pensa che ci sono già i missionari ad aiutarli … Si ammalano e cercano di curarsi come possono, come tutti gli altri.
Anche il nostro Cardinale Patrick ha contratto il Dengu e Moses, vescovo metropolita di Chittagong, è colpito dal Corona virus; ambedue sono degenti allo Square Hospital, un’eccellenza medica in Bangladesh, dove i poveri cristiani o musulmani sono raramente ammessi …
Alcuni giorni fa, durante il ritiro spirituale del clero, ho domandato a un prete amico come passava la giornata: “In camera, isolato”. E la tua gente come sta? “Non so niente di loro! Anche noi preti siamo in isolamento”. Questa è stata la risposta.
Mi assilla una domanda: cosa farebbe il “Buon Pastore” vedendo il suo “gregge” disorientato e preoccupato, che non sa come sopravvivere a questa lunga crisi virale?

Tra frequenti scrosci di pioggia, è in atto l’eclisse di sole. Il giardiniere mi dice: “Sa padre, la gente crede e spera che, come con l’eclisse di dicembre scorso è apparso il Covid-19, così l’eclisse di oggi se lo porterà via!”. È la speranza dei poveri, e così sia!



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