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Il bilancio decennale di p. Rosario Giannattasio

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P. Rosario Giannattasio è stato per 9 anni il Superiore dei saveriani d’Italia. Alla vigilia del Capitolo, che ha eletto il suo successore e la Direzione regionale per i prossimi quattro anni, ci ha concesso questa intervista per stilare un bilancio.

La Chiesa italiana sta preparando il suo sinodo. Che posto ha la missione in questo processo?
Non viviamo un’epoca di cambiamento, ma un cambiamento d’epoca. In questo contesto, l’annuncio del Vangelo, che per tanti in Italia è di fatto un primo annuncio, deve essere capace di sfidare concezioni antropologiche e politiche inconciliabili con la visione evangelica dell’uomo e della società. Ho speranza e prego affinché la Chiesa in Italia sia capace di generare comunità aperte, ossia “missionarie”, capaci di guardare con schiettezza giovani delusi, di accogliere gli stranieri (geografici e culturali) e dare speranza agli sfiduciati.

Nella realtà italiana quali sono i settori di maggior impegno dei saveriani?
La missione che viene a noi attraverso i migranti ci interpella nell’accoglienza e nel dialogo interreligioso e, dove è possibile, con il primo annuncio. L’attuale società multietnica e multireligiosa richiede un impegno nell’informazione e nella formazione ai grandi temi della mondialità (pace, giustizia e salvaguardia del creato). Questo servizio lo svolgiamo con la presenza nelle scuole e nelle parrocchie, gli incontri (anche via social), la diffusione della stampa missionaria. Anche se, la maggioranza dei saveriani, per motivi di età, è impegnata, quasi esclusivamente, nel ministero presbiterale: celebrazioni Eucaristiche e confessioni.

La dimensione missionaria coinvolge ancora la gioventù italiana?
I giovani, nonostante tutto, si mostrano disponibili a lasciarsi compromettere da uno stile di vita accogliente, che dimostra l’apertura verso i fratelli, soprattutto i più poveri. Un esempio tra tanti è Salerno, dove l’accoglienza dei senza fissa dimora non si è fermata nemmeno per l’epidemia di Covid-19. È un’esperienza che riesce a coinvolgere adulti e giovani, credenti e non credenti. Quindi, la testimonianza, unita a un linguaggio fatto di parole sentite, ha in sé una vitalità e forza.

Qual è l'impatto del laicato saveriano e dove si esprime al meglio?
La Famiglia carismatica saveriana (religiosi e laici) è presente nei gruppi di Desio, Parma, Ancona, Salerno e Macomer. Sono promotori di attività significative: Festa dei popoli, accoglienza dei senza fissa dimora, dialogo interreligioso, mostre interculturali. Sette laiche/ci saveriani hanno assunto compiti di rilievo presso uffici diocesani (Migrantes, Caritas…).

Per le vocazioni missionarie si conferma una stagione arida?
Direi di sì. Forse perché stiamo chiedendo sangue giovane per rivitalizzare corpi vecchi. È mia convinzione che, nella misura in cui risponderemo alle urgenze della missione, qui ed ora, il fuoco che è sotto la cenere tornerà ad ardere.

Qual è stato il momento più difficile del suo mandato?
Ho sperimentato l’impotenza di vedere morire 23 confratelli in cinque settimane nella prima ondata di Covid-19 (primavera 2020). E poi è stato molto doloroso chiudere comunità: s’impoverisce un territorio e una chiesa, sembra di tradire tanti amici e benefattori; i confratelli “reduci” dalle missioni si trovano allontanati dalla realtà socio-religiosa che li ha generati.

Quali le maggiori soddisfazioni?
Sono arrivate dallo sviluppo del Laicato saveriano, dall’impegno tra i migranti, dal potenziamento del Museo cinese ed etnologico, dall’ingresso operativo di giovani confratelli nel pianeta dei social media. Quest’ultimo ha compensato solo in minima parte il ridimensionamento delle storiche attività editoriali saveriane. È necessario ripensare totalmente il settore dell’informazione e comunicazione missionarie. In questo settore non sono stato capace di avviare un processo virtuoso.

Dopo tante responsabilità, con quale ruolo si vede nel prossimo futuro?
Spero di tornare nell’animazione missionaria che mi permetterà un contatto continuo con la gente. Questo è il mio desiderio. Però, mi affiderò, in obbedienza, a chi assumerà la guida della Famiglia saveriana in Italia.

Un saluto per i lettori di “Missionari Saveriani”
Vi lascio con un affettuoso e caloroso grazie per quello che siete e che fate per la missione e per ciascun missionario. Vi saluto invitandovi ad essere diffusori attenti e fedeli del nostro mensile “Missionari Saveriani”.



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